Asinara, le tartarughe Cristina, Elisabetta e Kikka pronte a ritornare in mare
La tre Caretta Caretta lasciano l’ambulatorio del Crama dopo le cureVideo di Mariangela Pala
Cristina si prepara a tuffarsi, domani, nelle acque libere del Golfo dell’Asinara, Elisabetta attende che le sue condizioni di salute migliorino e così anche Kikka. Le tre tartarughe marine Caretta caretta si trovano nell’ambulatorio del Crama, il Centro recupero animali marini del Parco nazionale dell’Asinara, punto di riferimento del Nord Sardegna come ospedalizzazione di tali esemplari, entrato a pieno regime grazie alla collaborazione con l’Area marina protetta di Capo Caccia e il Parco nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena.
«Sei i ricoveri registrati negli ultimi mesi, seguiti da tre rilasci avvenuti di recente, un lavoro costante che ci impegna tutto l’anno», spiega Laura Pireddu dello staff Crama, costituito da operatrici, esperti biologi e veterinari, quali Valeria Sanna, Michela Zappata e Giovannantonio Pilo. Il prossimo rilascio è in programma domani, venerdì 27 giugno, nel mare della spiaggia La Madonnina a Castelsardo. Questa volta è il turno di Cristina, finita in una rete da pesca che rischiava di provocargli la morte per affogamento da plastica. Ritornerà libera davanti ad una folla di curiosi che saluteranno con entusiasmo la ripresa del suo viaggio.
Nelle vasche di degenza del Crama attendono di guarire anche Elisabetta, rinvenuta tempo fa da un sub di Alghero con un arto amputato, e Kikka trovata avvolta dalla plastica, materiale che le ha determinato due fratture agli arti anteriori.
«Ogni anno ricoveriamo circa 10-15 esemplari, - aggiunge Pireddu - grazie alla collaborazione con il pronto soccorso del Parco di Porto Conte e con quello nazionale de La Maddalena, tenuti a segnalarci gli animali in difficoltà individuati nelle loro zone, per poi trasferirli all’Asinara per ricevere le giuste cure». Per il commissario straordinario del Parco Gianluca Mureddu e per il direttore Vittorio Gazale, «il centro Crama è un’eccellenza a livello internazionale, con tecnologie all’avanguardia e uno staffi che si occupa del monitoraggio, oltre che del recupero degli esemplari di tartarughe e di piccoli cetacei». Tra le principali cause di ricovero delle tartarughe vi è l’inquinamento da plastica, l'ingestione accidentale degli ami da pesca e gli incidenti con le imbarcazioni.