In visita nei luoghi della storia, per sentire il respiro di un’isola che ha ospitato due magistrati di punta del pool antimafia.

Per la prima volta il nipote del giudice Giovanni Falcone, Vincenzo Di Fresco, è sbarcato all’Asinara per rivivere quei momenti difficili e indimenticabili quando lo zio insieme a Paolo Borsellino, nell’estate del 1985, vennero spediti sull’isola. Insieme ad una delegazione della Fondazione “Giovanni Falcone”, ha potuto vedere le tracce di quei lunghi giorni vissuti dai due giudici, chiusi nella foresteria della Casa Rossa per preparare l’istruttoria del maxiprocesso contro Cosa Nostra.

Di Fresco in compagnia del commissario e del direttore del Parco nazionale dell’Asinara, Gian Carlo Muntoni e Vittorio Gazale, si è fermato ad osservare le immagini dei magistrati, la foto in bianco e nero che li ritrae sorridenti esposta nel corpo di guardia del supercarcere di Fornelli, riaperto dopo le stragi del 1992 quando i due giudici furono uccisi dalla mafia.

Di quella permanenza non rimane solo una targa in loro omaggio, ma i racconti dell’ex ispettore di polizia penitenziaria, Gianmaria Deriu, che ha accompagnato il figlio della sorella di Falcone nel suo percorso di visita all’Asinara. «È rimasto colpito dai luoghi che trasudano l’impegno difficile dei due magistrati, il lavoro duro, il tempo trascorso a studiare le carte, i momenti di spensieratezza e di umorismo».

La sua non è stata una visita qualunque, ma l’inizio di un nuovo percorso per portare avanti un progetto per promuovere la cultura sulla legalità, una iniziativa che coinvolga le scuole in un processo di educazione permanente ai valori dell’antimafia, tenendo viva nelle giovani generazioni la memoria di tanti italiani che hanno sacrificato la loro vita per affermare la giustizia. All'Asinara ha promesso di ritornarci con un progetto e portare la madre, Maria Falcone. 

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