Per ora dice di non essere «a conoscenza di elementi sul viaggio da Civitavecchia fino a Londra, con il passaggio in Sardegna». In quarant’anni Pietro Orlandi ha visto troppe piste perdersi nelle nebbie per affidarsi con certezza alle nuove rivelazioni sul possibile destino della sorella Emanuela, scomparsa nel nulla la sera del 22 giugno 1983.

Orlandi, raggiunto telefonicamente dalla redazione de L’Unione Sarda, non può che essere prudente di fronte agli scenari aperti da un  documento riservato, in mano al Corriere della Sera: secondo questa fonte la ragazza, allora quindicenne, già la sera del rapimento sarebbe stata trasferita a Civitavecchia alle 20, per fare rotta a bordo di un’imbarcazione verso la darsena di Santa Teresa Gallura (QUI LA NOTIZIA).

Una scelta strategica: «Questo luogo», secondo il documento, «fu scelto di proposito perché in quello stretto si incrociavano i segnali radio dei radiofari italiani e francesi. Questo permetteva, a causa delle tecnologie obsolete dell’epoca, di non essere tracciati, poiché un radar creava interferenze all’altro». Da lì, poi, è iniziato il viaggio verso l’Inghilterra. A gestire il trasferimento ci sarebbero stati degli agenti dormienti di Gladio, struttura coperta di casa in Sardegna. 

Orlandi ha detto di essere in possesso di elementi che dimostrerebbero la veridicità della  tesi secondo la quale la sorella potrebbe essere stata portata in Inghilterra. Ma per avere una verità, attesa da 40 anni, aspetta le attività  della commissione parlamentare d’inchiesta sulla vicenda. 

Lo stesso organo dal quale attende risposte l’autore dello scoop, il giornalista del Corsera Fabrizio Peronaci. Che intervistato da Videolina ha detto: «Potrebbe fare un lavoro importante per capire se nel rapimento siano stati coinvolti anche apparati di Gladio». Il che potrebbe confermare l’ipotesi del passaggio in Sardegna. 

Enrico Fresu

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