A trent'anni dal disastro di Chernobyl (qualcosa come 400 bombe della stessa potenza di Hiroshima) fra Sardegna e Bielorussia si è stretto un legame che non ha paragoni con nessun altra regione italiana.

Si calcola che siano oltre 15mila i bambini e gli adolescenti che, dal 1995, sono arrivati nell'Isola a trascorrere le vacanze estive e quelle di Natale.

Una vera migrazione che, oltre ai benefici di natura sanitaria (il tasso di cesio nel sangue, dopo il periodo in Sardegna, si abbatteva mediamente del 50%), ha sancito un gemellaggio culturale, scientifico e religioso.

Oggi a Cagliari si è celebrata la Giornata che ha aperto l'Anno della cultura Bielorussa in Sardegna, patrocinata dalla Regione e dalla Fondazione Sardegna.

Nell'Aula Magna del Seminario diocesano il momento inaugurale alla presenza dell'arcivescovo Arrigo Miglio al quale è stata consegnata un'icona di Santa Sofia dal console onorario della Bielorussia Giuseppe Carboni.

Uno dei momenti più toccanti è stata l'esibizione al pianoforte di Andrei, figlio adottivo di una coppia sarda, che ha eseguito una sua versione di "No potho reposare" in omaggio alla sua nuova patria.
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