Sanità sarda, Sardegna Radicale: «Ora regole chiare, nomine trasparenti e più donne ai vertici»
«Un’istituzione che nomina quasi solo uomini manda un messaggio sbagliato»(Ansa)
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La bocciatura da parte della Corte costituzionale delle disposizioni della Regione riguardanti il commissariamento straordinario delle aziende sanitarie e la decadenza automatica dei direttori generali e dei dirigenti apicali, continua a provocare inevitabilmente un’ondata di polemiche da più parti.
Tra loro c’è anche l’associazione “Tonino Pascali” – Sardegna Radicale, secondo la quale la sanità pubblica non si governa con forzature e servono regole, motivazioni e responsabilità.
«La Corte ha tracciato un confine che va rispettato», dichiara Laura Di Napoli, coordinatrice dell’associazione, «quando si decide sulla sanità si decide sulla vita delle persone. Proprio per questo non servono scorciatoie, servono atti chiari e scelte che si possano spiegare e controllare».
Un altro aspetto che Sardegna Radicale segnala è la quasi assenza di donne nelle nomine dei commissari fatte il 27 aprile di quest'anno: su 12 commissari, una sola donna (Maria Francesca Ibba, Asl 6), pari all’8,33%.
«Un’istituzione che nomina quasi solo uomini manda un messaggio sbagliato. Non è una questione di immagine: è credibilità delle istituzioni. E senza criteri pubblici e motivazioni leggibili le nomine diventano inevitabilmente opache», aggiunge Gabriele Casanova, coordinatore. Sardegna Radicale dunque chiede anche che, nella riscrittura della normativa sanitaria regionale, si prenda in considerazione l’equilibrio di genere. «Trasparenza nelle nomine e più donne nei vertici sono la base minima per istituzioni credibili e una sanità rispettosa dei cittadini», conclude Emanuele Palomba, anch’egli coordinatore di Sardegna Radicale insieme a Di Napoli e Casanova.
