"Nelle zone percorse da incendi, la caccia sarà chiusa automaticamente" e, comunque, "abbiamo già deciso di limitarci in quei territori in cui si ravviseranno dei pericoli reali per la salvaguardia della selvaggina".

Questa la risposta dei cacciatori a Legambiente e alle altre associazioni ambientaliste, che hanno rivolto un appello a governo e regioni, Sardegna compresa, per rinviare l'inizio della stagione venatoria per via dell'ondata di roghi e siccità.

La replica, per quel che riguarda l'Isola, arriva da Marco Efisio Pisanu, presidente regionale dell'associazione "Caccia - Pesca - Ambiente".

Che spiega: "Noi viviamo il territorio a 360 gradi, non a tavolino come qualcuno, pertanto sappiamo bene come e dove fare i giusti 'prelievi', sempre con il rispetto delle regole, ma soprattutto senza trascurare di tutelare quelle specie che ci permettono di coltivare e mantenere viva la nostra passione. Le calamità naturali sono una brutta piaga, così come lo sono gli interventi poco appropriati e speculativi che certe volte alcune associazioni fanno".

Pisanu, poi, passa al contrattacco: "Ciò che ci infastidisce maggiormente è riscontrare che in qualsiasi occasione di calamità, nonostante la stessa sia di modesta entità, puntuali come l'influenza arrivano i moralisti che credono di risolvere i problemi chiudendo la caccia. Ma perché non provare a proporre soluzioni per risolvere i problemi?".

Secondo Pisanu "la Sardegna necessita infatti di un intervento straordinario per incrementare gli uomini e i mezzi del personale incaricato per la prevenzione e per le emergenze" e non di associazioni che si limitano a "sentenziare da dietro una scrivania".

(Redazione Online/l.f.)

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