Report popolazione: la Sardegna modello da seguire, in Italia calano le nascite ma si vive di più
La ricerca in collaborazione con l’Università di Cagliari. Cambia la soglia di anzianità, oggi fissata a 65 anniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La Sardegna è una delle regioni più interessanti per lo studio della longevità e della qualità della vita. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto sulla popolazione – Verso una demografia positiva, presentato durante la 15ª edizione di Pop Days, il principale evento scientifico italiano dedicato agli studi demografici. Secondo la ricerca, la Sardegna, insieme alla Sicilia, ospita gruppi di comuni caratterizzati da una longevità eccezionale. Le due isole sembrano quasi custodi di veri “segreti” per una vita lunga e sana, un patrimonio da valorizzare e custodire.
Il rapporto, curato da Daniele Vignoli e Anna Paterno e promosso dall’Aisp in collaborazione con l’Università di Cagliari, analizza la situazione demografica italiana evidenziando tendenze fondamentali: il calo delle nascite, l’aumento della durata media della vita e la trasformazione delle strutture familiari. L’Italia continua a detenere un primato mondiale per l’alta longevità, ma allo stesso tempo fa i conti con una fecondità molto bassa, con una media di circa 1,2 figli per donna, ben al di sotto del livello di sostituzione generazionale.
«La demografia italiana è eccezionale», spiega il professor Vignoli, «perché coniuga una longevità tra le più alte al mondo con una bassa natalità. Spesso si parla della situazione italiana con toni allarmistici, ma il nostro approccio è proattivo: affrontare i problemi cercando di costruire una demografia positiva». Tra le sfide maggiori c’è la necessità di colmare il divario tra la fecondità desiderata e quella effettiva, spesso limitata da difficoltà che impediscono alle coppie di realizzare il progetto di genitorialità.
Il rapporto invita anche a rivedere la soglia di “anzianità”, oggi fissata a 65 anni: «Non si diventa anziani a 65 anni come una volta – sottolinea Vignoli –. Tenendo conto dell’allungamento della vita e della qualità della salute, il quadro demografico appare meno allarmante di quanto si creda».
(Unioneonline)