"Volevano ammazzarmi. Hanno puntato dritto al cuore". Ospedale Brotzu, reparto di Rianimazione, Francesco Brisu parla a fatica. Ha il volto coperto per metà dalla maschera che lo aiuta a respirare, sul lato destro del corpo drenaggio e bende. "Sono vivo per miracolo, pochi millimetri e ora non sarei qui a raccontare questa assurda storia". La caccia ai banditi che giovedì sera hanno fatto irruzione nella ditta di movimento terra (di cui il fratello Giuseppe è titolare), procede senza sosta, intanto Francesco cerca di tornare alla normalità.

IL RACCONTO Dalla camera al piano terra in cui è ricoverato torna indietro con la mente. "Ero a tavola, stavo iniziando a cenare, quando poco prima delle 21 un amico di mio fratello, che in quel momento si trovava in azienda, ha dato l'allarme", racconta con un filo di voce appena percettibile, decisamente scossa. "Ho preso la macchina, mio padre è venuto con me, tempo cinque minuti e ci siamo trovati davanti al furgone bianco". I ricordi sono nitidissimi: "C'erano due uomini a bordo, indossavano una tuta da lavoro e il passamontagna. Si vedevano solo gli occhi", spiega. "Per istinto ho cercato di fermarli mettendo la macchina in mezzo, mio padre è sceso, loro hanno prima inserito la retromarcia per cercare di investirlo, poi uno dei banditi ha sparato un colpo verso di lui". Qualche istante di silenzio, poi riprende il racconto. "Ho provato a speronarli per proteggere mio padre, ma è partito un altro colpo, diretto a me. Ha oltrepassato il parabrezza e mi ha colpito il fianco e il braccio. In quel momento mi è venuto in mente mio figlio Mattia, di due anni e mezzo. Sono stato fortunato". Abbozza un sorriso, poi sistema la mascherina dell'ossigeno. "Alla fine è andata bene".

LA RAPINA Un quarto d'ora circa, e un bottino di appena duecento euro. "Hanno legato mio fratello, è lui il titolare della ditta, io gli do solo una mano", precisa Francesco. "Mi ha raccontato che hanno minacciato di ucciderlo. Volevano soldi e oggetti di valore, si sono fatti dare duecento euro che Giuseppe aveva in tasca. Grazie a Dio l'amico è riuscito a scappare dalla finestra e ad avvisarci". Nessun sospetto sui banditi. "Non so cosa pensare, in paese ci conoscono tutti, siamo persone perbene, una famiglia unita", commenta. "Non abbiamo mai ricevuto minacce né abbiamo avuto screzi o discussioni tali da arrivare a questo punto. Dubito sia gente del posto, ma ho visto solo gli occhi".

LE INDAGINI La caccia ai due rapinatori è proseguita senza sosta. Gli agenti della Squadra mobile di Cagliari, con il supporto delle volanti e della scientifica, dopo alcune ore hanno ritrovato il furgone usato dai banditi: distrutto dalle fiamme in un terreno tra San Sperate e Sestu. Il Ducato era stato rubato nei giorni scorsi ad Assemini. Gli investigatori, coordinati dal dirigente Marco Basile, stanno ascoltando le testimonianze delle persone prese in ostaggio dai rapinatori per ricostruire tutte le fasi dell'assalto armato.

Sara Marci

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