Perseguitata da un uomo più grande di lei e che dopo dieci giorni di relazione le impone il divieto di uscire e l'obbligo di rispondere alle sue ossessionanti telefonate. Il tutto condito da minacce: la paura è che ci scappi il morto.

"Non voleva che frequentassi nessuno e mi controllava il cellulare per vedere chi erano le persone con cui scambiavo messaggi".

È l'inizio. L'inizio di un amore malato e ossessivo.

Per Elena Secci un incubo.

"Mi faceva molte videochiamate non per sentirci piuttosto per verificare dove mi trovavo e con chi. Era geloso persino dell'amico che ci aveva presentati, mi diceva: sei una carogna. E poi i pedinamenti e le minacce, ti ammazzo, a me, alla mia famiglia e ai miei amici".

Un incubo. Difficile uscirne da sola, soprattutto a 23 anni, anche se non si crede più al principe azzurro. E soprattutto se la violenza comincia a prendere forma con incursioni nella sua abitazione e pugnale in mano.

IL POST SU FACEBOOK - "Sto vivendo settimane di terrore, non esco più, non vado più al lavoro: un ragazzo si è invaghito di me e mi sta rendendo la vita impossibile, minacciando di morte me, la mia famiglia e i miei amici: aiutatemi".

Il grido di dolore di Elena Secci è stato postato ieri su facebook, scritto "in un soffio", nella speranza che quel peso nell'anima, condiviso sui social, diventi più leggero.

Il dramma si consuma dentro le pareti di una palazzina a due piani, in una via assolata di Sinnai.

Anche ieri mattina Elena, parrucchiera di 23 anni, era lì: è da giorni che vive chiusa in casa in una sorta di regime di protezione, instaurato da familiari e forze dell'ordine.

Ce l'ha avuto il coraggio di denunciarlo, un 44enne già arrestato per tentata violenza a un'amica. Il caso è nelle mani della polizia.

"Nessuno mi ha mai detto che fosse pericoloso, ma poi la sua doppia personalità è venuta a galla", racconta seduta attorno al tavolo della sua stanza.

È quel che ha ripetuto anche ieri pomeriggio in questura, in via Amat, dove è stata convocata dopo la denuncia.

Sul caso vigilano anche i carabinieri di Sinnai: ieri mattina il comandante della stazione, Stefano Locci, ha incontrato la ragazza, visibilmente impaurita, consigliandole di presentare anche nella loro caserma una denuncia per stalking.

TANTI EPISODI DI VIOLENZA - Elena Secci se le ricorda bene le due settimane in cui ha frequentato assiduamente quell'uomo, conosciuto il 10 luglio, che "mi piaceva e mi fidavo", senza pensare a un legame malato.

"Mai mi sono ritrovata in situazioni del genere", ripete ossessivamente stringendo la denuncia tra le mani.

"Non mi è mai capitato di denunciare qualcuno. Sono una ragazza normale, che ho fatto sacrifici per fare la parrucchiera e ora rischio di perdere anche il lavoro. Lo calmavo e ridiventava aggressivo, per qualunque cosa cambiava continuamente comportamento: se non facevo come lui mi ordinava mi diceva che sarebbe impazzito e mi avrebbe ammazzato".

Una volta "ha preso un coltello e, geloso com'era, mi diceva di chattare con un mio amico, dettandomi cosa scrivere, per vedere se scopriva qualcosa e se fosse emerso qualcosa, mi giurava che l'avrebbe ucciso".

L'ultimo atto di terrore qualche giorno fa: "Si è presentato di notte a casa mia con un pugnale in mano: abbiamo chiamato i carabinieri, ma in quel momento non c'erano pattuglie disponibili".

Fino a ieri notte ha continuato a mandare messaggi, a chiamare.

"Non rispondo più ormai".

LE PROVE - In mano degli inquirenti restano le chat e i messaggi di whatsapp, compresi quelli vocali lasciati sul cellulare della ragazza anche da persone sconosciute.

Le prove sono tante: "A ferragosto è entrato in casa e ha messo un liquido, una specie di olio bruciato con un po' di carta, come avvertimento: la cosa si sta mettendo male", ripete Elena Secci scorrendo il post scritto su facebook.

"Io non ne posso più: anche oggi tanti messaggi di morte, abbiamo pure montato delle telecamere, ma non basta per arrestarlo? O si aspetta una tragedia? Si dice alle donne di non avere paura a denunciare, ma io ho denunciato due volte e non si può fare nulla nonostante tutte le prove delle minacce di morte".

Se Elena ha scritto su facebook è perché "io non ne posso più, ho gli incubi di notte, non vivo più, ho molta paura: in questo gruppo ci sarà qualcuno delle forze dell'ordine, giudici o avvocati, che leggeranno questa mia richiesta di aiuto?".

Sì, tanti l'hanno letta. E tanti vogliono aiutarla. Il suo aguzzino potrebbe avere le ore contate.

Carla Raggio

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