Due ore per ascoltare in aula le conclusioni del perito, che ha risposto alle domande di avvocato, pm e giudici sul dialogo tra moglie e marito intercettato quasi tre anni fa dai carabinieri mentre i due si trovavano in auto davanti al Tribunale di Cagliari. Il professionista incaricato di trascrivere il colloquio avrebbe confermato il senso della chiacchierata già trascritta dal consulente della difesa: in sintesi, l’uomo faceva capire alla donna (questa la tesi) di aver indicato agli inquirenti 31 anni fa la foto dell’autore degli omicidi solo dopo che un investigatore gli gli aveva mostrato proprio quella del presunto responsabile. Rendendo di fatto inattendibile l’indicazione.

Nella Capitale

Questo l’esito dell’appuntamento di ieri a Roma nell’iter di revisione del processo costato l’ergastolo (definitivo) al pastore Beniamino Zuncheddu di Burcei, 57 anni, in carcere dal febbraio 1991 quale autore del triplice delitto commesso il mese precedente sulle montagne tra il suo paese e Sinnai (una strage legata a sconfinamenti di bestiame e litigi feroci tra allevatori). Ma l’udienza non si è rivelata decisiva: terminata la deposizione, la Corte d’appello deputata a valutare cosa fare della richiesta dell’avvocato difensore Mauro Trogu, il quale vuole arrivare a dimostrare che il suo assistito in realtà è estraneo ai fatti, ha fissato come data finale il 31 gennaio. Quel giorno, a meno di imprevisti, il collegio deciderà se ammettere la revisione (che potrebbe anche ribaltare la sentenza di tre decenni fa) e i testimoni citati dalla difesa. Anche se in realtà già all’avvio della procedura, nel febbraio 2021, la Corte ha compiuto quel passo.

I colloqui

Tutto ruota attorno alle dichiarazioni del sopravvissuto all’agguato, Luigi Pinna, decisivo nell’incriminazione di Zuncheddu. Lo aveva riconosciuto come autore dell’eccidio chiudendo di fatto l’inchiesta. Ricostruzione che il pastore ha sempre respinto giurando sulla propria innocenza, tanto da non poter accedere alla libertà condizionale proprio per non aver ammesso la sua responsabilità (nonostante i quasi 32 anni trascorsi in cella: oggi è in semi libertà) e non aver risarcito i danni alle vittime. I dubbi della Procura generale di Cagliari su cosa in effetti fosse accaduto sono diventati certezza (per gli investigatori) proprio ascoltando il colloquio tra moglie e marito: l’uomo, uscito dal Palazzo di giustizia dove era stato convocato dagli inquirenti per chiarire alcuni punti sulla strage, era entrato con la moglie in auto ,dove erano state piazzate le microspie.

I colloqui

Nel colloquio tra le altre cose Pinna diceva «mi volevano far dire che Marieddu (il poliziotto che aveva lavorato sui delitti) mi ha fatto vedere la fotografia prima», cioè l’immagine di Zuncheddu (quale sospettato del blitz) in anticipo rispetto al riconoscimento ufficiale: «Loro hanno capito che è veramente così, ed è la verità...», diceva il sopravvissuto, «quello che è successo veramente già l’hanno capito». Dunque per la Procura generale «l’unica fonte di prova» a carico del pastore era «inattendibile» e «la prova regina che ha portato alla condanna» era «falsa». Da qui la richiesta di revisione. Ieri il perito nominato dalla Corte avrebbe confermato il senso delle intercettazioni. Poi l’avvocato Trogu ha chiesto la sospensione dell’esecuzione della pena sino alla conclusione di questo percorso giudiziario (Zuncheddu è in licenza Covid e può dormire a casa, con la revoca prevista il 31 dicembre dovrebbe tornare ogni notte in carcere). I giudici si sono riservati la decisione.

Andrea Manunza

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