«Caro direttore sanitario, oggi il personale medico che segue me e le persone come me (in aria critica) ci ha informato che da lunedì (oggi, ndr) l'infermiere che ogni mese aiuta la dottoressa per il nostro cambio cannula, cambio PEG, e responsabile dei nostri ausilii, è stato trasferito in prima linea all'ospedale Santissima Trinità, nel nuovo reparto Covid-19. Ora siamo completamente allo sbando, anche perché la dottoressa ha bisogno d'aiuto per quelle manovre». Inizia così la lettera che, dal suo letto, Giuseppina Ferru, 37 anni di Sestu, ha scritto sabato ai vertici dell'Ats, quando ha saputo che, da oggi, uno dei suoi "angeli" non si occuperà più di aiutare il medico-rianimatore a cambiarle le cannule del respiratore, ma dovrà salvare altri pazienti nel nuovo reparto-bunker del Santissima Trinità.

Richiesta d'aiuto - «La dottoressa», prosegue la giovane, colpita da una sclerosi multipla aggressiva e intubata dal 2017 a seguito di una violenta crisi respiratoria, «non può seguire tutti i pazienti da sola. Che la situazione sia tragica lo sappiamo benissimo ma anche noi abbiamo la nostra bella battaglia da affrontare ogni giorno, perché è come se fossi in rianimazione perennemente anche se sono a casa». La 37enne si è rivolta direttamente ai vertici dell'Ats, pubblicando sul suo profilo Facebook una disperata richiesta d'aiuto che ha chiesto a tutti di condividere. «Ha forse deciso di farci morire?», scrive terrorizzata al direttore sanitario, «non penso che voglia sulla coscienza le nostre vite. Intanto le chiedo di non lasciarci soli: abbiamo assolutamente bisogno di assistenza e cambi cannula della tracheostomia, PEG e tutti gli ausili o rischiamo la morte. La situazione è terribile».

Intubata dopo la crisi - Giusy, così la chiamano familiari e amici, da sedici anni lotta contro una forma molto grave e aggressiva di sclerosi multipla. La sua battaglia per la vita è iniziata nel 2004, quando la comparsa della malattia l'ha costretta a lasciare il lavoro da commessa in un market. Forte di un carattere solare e sempre sorridente, la giovane ha sempre combattuto sino al 2017, quando una drammatica crisi respiratoria l'ha confinata per tre mesi in Rianimazione e poi costretta a una tracheotomia. Da allora vive costantemente attaccata a un respiratore, la cui manutenzione è affidata a medici rianimatori e infermieri specializzati. Lo scorso anno, grazie alla mobilitazione di migliaia di persone, la sua famiglia ha potuto comprare un Fiat Doblò modificato che le permette di spostarsi senza rischi, bloccando la sua sedia a rotelle con l'intera apparecchiatura che le consente di sopravvivere. Una gara di solidarietà cui avevano preso parte club di motociclisti, associazioni e privati cittadini che avevano raccolto i 15 mila euro necessari per l'acquisto del mezzo modificato.

L'intervento di Cossa - «Giusy e i tanti che si trovano nella sua condizione rischiano di morire. Il coronavirus uccide in tanti modi e io non lo posso accettare». A chiedere l'intervento urgente dell'assessore regionale alla Salute è un concittadino della 37enne, il consigliere regionale Michele Cossa (Riformatori). «Giusy», ha scritto il presidente della commissione consiliare per l'Insularità, «rischia improvvisamente di diventare una malata "minore" perché l'emergenza coronavirus impone delle scelte e lei, seppure costretta in un letto da una malattia che ti ruba pian piano tutto, potrebbe vedersi tolta l'assistenza per i cambi cannula della tracheostomia, PEG e per altri ausili. Un'assistenza che non a caso si chiama salvavita. Non dobbiamo accettare che un sistema sanitario che costa ai sardi più di 3 miliardi e mezzo di euro l'anno possa porre davanti alla scelta tra chi deve vivere e chi, invece, dev'essere abbandonato al suo destino. L'Ats non può imporre questo prezzo: trovi subito soluzioni alternative». E tanti stanno condividendo la disperata richiesta d'aiuto di Giusy.

Francesco Pinna

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