È riemersa quasi intatta con attorno la macchia mediterranea di un tempo, ma anche lo scheletro dei pini che la fiancheggiavano.

L'asfalto è ancora percorribile.

È franato solo a metà tragitto dove la corrente del lago ha avuto negli anni il sopravvento.

Il tratto della vecchia statale 125, finito sott'acqua con la realizzazione di un nuovo asse viario per allargare il bacino del Simbiritzi, è riemerso anche con le sue pietre miliari, riportando tutti indietro nel tempo.

Non è la prima volta che succede. Ma mai come ora la strada si può riammirare in tutto il suo tracciato finito sott'acqua tanti anni fa; è quello che dal nuovo tracciato della vecchia 125 (a poche centinaia di metri dalla rotatoria di Gannì) si sviluppava sino a qualche decennio fa, sino al semaforo di Quartu, sulla 554, collegandosi poi alla città attraverso il tracciato che fiancheggia il cimitero.

Con la strada, è riemersa anche una collinetta. Attorno pochissima acqua. Anche il Simbiritzi è diventato un piccolo contenitore, prosciugato più che dai prelevamenti del Consorzio di bonifica (per irrigare i campi), dalla terribile siccità che continua a devastare il territorio.

Una situazione irreale, quasi infernale.

Con quell'asfalto rimasto lì, come un tempo e con gli scheletri degli alberi rimasti sommersi.

"Oggi - ha detto l'ingegner Roberto Meloni, direttore generale del Consorzio di bonifica - il Simbiritzi contiene appena due milioni di metri cubi. Un piccolo, grande tesoro, utile per dare ancora ristoro ai campi. Questo è un invaso che durante l'inverno garantiva 22 milioni di metri cubi. La sua capienza può arrivare a 28milioni. Una riserva straordinaria. Fino a poche settimane fa, ogni giorno venivano prelevati 100mila metri cubi. Ora 30mila. Scenderemo via via a 10mila metri cubi. Insomma c'è ancora acqua per l'emergenza, sperando però in piogge abbondanti".
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