Lo chiama influenza questo virus che in pochi mesi ha stravolto il mondo. Delio Cois che il 2 maggio taglierà il traguardo dei cento anni, non ha paura e dentro la casa di riposo "Casa Claudianna" in via Porcu, le voci della pandemia gli sono arrivate in modo soffuso per proteggerlo e non farlo preoccupare. «Io non sapevo che fossero morte tutte queste persone anziane», dice, «sono qua dentro e non le so queste cose. Mi dispiace davvero tanto».

Il rammarico

Ma nelle case di riposo che negli ultimi mesi sono state messe a dura prova da contagi e morti a causa del coronavirus, c'è anche chi, come Delio Cois, continua felice la sua lunga esistenza, con un solo cruccio: «Mi manca vedere mia figlia. Ma che cosa dobbiamo fare? Ci hanno detto che non possiamo uscire nemmeno a fare una passeggiata e noi stiamo dentro».

L'ottimismo

Classe 1920, Cois ha attraversato la guerra ed è nato in un paese a pezzi per l'epidemia di spagnola. «Anche allora erano morte tante persone ma alla fine si era trovata una soluzione e tutto era tornato a posto. Succederà anche per questa influenza. Io comunque non ho paura perché qui mi sento protetto». Perché "Casa Claudianna" si è blindata ben prima delle disposizioni del governo: dal 3 marzo, anche se con sofferenza, sono state chiuse le porte alle visite dei parenti e ci si è protetti per evitare contagi di un virus che allora sembrava lontano. In questo modo è stato possibile preservare tutti i sedici ospiti che stanno bene e sono pronti a festeggiare il nuovo centenario. «Ho sempre sognato un compleanno semplice e credo che comunque lo sarà perché sono circondato di affetto».

La vita

Originario di Seui, Cois era un autista «di camion, ma non di quelli grandissimi di quelli normali». A un certo punto ha conosciuto la donna della sua vita, si è sposato ed è nata la sua unica figlia Anna che fa la maestra in città e che sabato prossimo, anche se lontana, idealmente festeggerà con il suo papà. «Mi mancano molto i parenti» si commuove, «mai mi sarei aspettato di arrivare a questa età e di dovere festeggiare senza mia figlia. Questa è una cosa che mi rattrista molto». Però, «bisogna seguire sempre la retta via: adesso bisogna stare tutti a casa». E per lui casa e la casa di riposo dove trascorre le giornate, «colorando, e leggendo poco perché non vedo bene. Però ci sono gli assistenti che mi leggono tutti i giorni il giornale».

I racconti

Tralasciando magari le notizie più brutte per non farlo preoccupare. «Quando sono nato io c'era quell'altra brutta influenza, la spagnola. I miei genitori mi hanno raccontato che morivano tante persone. Forse anche più di oggi perché allora non c'erano le cure. Adesso tutto è cambiato e ci sono bravi medici. Ma io, a essere sincero, sono indifferente a questo virus. Tanto chi lo prende, lo prende: che cosa possiamo farci?».

Il traguardo

Anche da soli senza i parenti, comunque il 2 maggio ci sarà grande festa perché un traguardo così importante non può passare inosservato. Cois soffierà sulle candeline di un'enorme torta preparata tutta per lui e andrà a ingrossare le fila dei centenari e degli ultracentenari presenti in città. Lasciando fuori dalla porta ansie e preoccupazioni. E almeno per ora, tranne il caso isolato dell'anziana positiva al Covid 19 nella comunità integrata Alba, nelle case di riposo della città si respira un'aria serena. Quasi tutti hanno chiuso le porte agli inizi di marzo e questo ha aiutato a prevenire i contagi.

La casa di riposo

«Nonostante le linee guida di comportamento siano state inesistenti», spiega la coordinatrice responsabile di "Casa Claudianna" Sara Zorco, «abbiamo osservato molto attentamente quanto stava accadendo prima in Cina e poi in Lombardia e ci siamo difesi blindandoci molto prima del decreto governativo. Non ho riscosso le simpatie di alcuni parenti che forse non avevano capito la gravità della situazione, ma quasi tutti si sono mostrati collaborativi e comprensivi». Da allora portano il necessario per gli ospiti e lo lasciano all'ingresso. E poi vanno via senza nemmeno bussare. «A volte ci chiedono di fare almeno un saluto ma non è possibile e ci scappa anche qualche lacrima di commozione» prosegue Zorco, «ma noi lo facciamo per il bene di tutti. Tra il personale abbiamo adottato la strategia di aiutarci con la spesa per andare al supermercato meno volte possibile e inoltre abbiamo ricevuto in dono da una cittadina di Quartucciu una cinquantina di mascherine, altre le avevamo già per tempo acquistate noi quando ancora erano disponibili». Tutti le utilizzano assieme ai guanti e disinfettanti, ben prima dell'esplosione della pandemia. E inoltre è stato attivato uno smartworking con i medici di famiglia per evitare il più possibile i ricoveri».

La tecnologia

In tutte le case di riposo si cerca di ovviare alla lontananza dai parenti con le videochiamate . Anche i vecchietti sono diventati loro malgrado esperti di tecnologia e in questo modo hanno la possibilità di salutare i parenti e di sentirsi meno soli.

La comunità

Anche nella comunità integrata Alba la situazione è tornata alla normalità dopo l'esito negativo di tutti i settanta tamponi eseguiti su ospiti e personale. Anche qui si è evitato il contagio grazie all'organizzazione della struttura che dopo un ricovero, prima di far tornare l'ospite nel centro, le aveva fatto passare un periodo si quarantena in casa della figlia.

Giorgia Daga

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