La perdita di una figlia è un dolore devastante, "un'agonia" che consuma e in questo caso "ha inficiato anche il rapporto con l'altra bambina", l'unica rimasta a due genitori separati da anni. L'atrocità di una morte simile è "un ricordo che mi appartiene ogni santo giorno", reso ancor più lancinante dall'averlo dovuto rivivere nelle aule di un Palazzo di giustizia: "Sono state un'esposizione e, se vogliamo, una condanna mediatica condite da ricostruzioni poco fedeli e travisate".

Andrea Trudu ha 51 anni. Ne aveva 48 quando la sua primogenita, Letizia, è stata uccisa a 11 anni dalle eliche di uno yacht che aveva appena riportato lei, la sorellina più piccola e il papà davanti alla spiaggia di viale Delle Sirene, a Santa Margherita di Pula, dopo un breve giro turistico tra le calette circostanti. Erano le 17,30 del 9 luglio 2015. Un dramma subito sfociato in un'inchiesta che ha coinvolto lui e Maurizio Loi, comandante dell'imbarcazione, entrambi accusati di omicidio colposo: lo skipper per aver "clamorosamente violato la norma sulla protezione dei bagnanti", aveva detto il pm, avendo acceso i motori dello scafo quando in acqua c'erano tante persone; il padre per una presunta imprudenza, un inadeguato controllo della figlia in una "situazione di pericolo". Il Tribunale ha stabilito invece che Trudu non ha avuto alcuna responsabilità e lo ha assolto "per non aver commesso il fatto". Loi è l'unico responsabile: 4 anni e mezzo di reclusione. Un finale che "mi aspettavo", spiega con convinzione Trudu 24 ore dopo la fine del processo, "nessuno stupore, per me era scontato. Non contemplavo una sentenza diversa, erano accuse sbagliate".

Come è stato per lei rivivere in questi anni la tragedia?

"Sono ricordi che mi appartengono ogni santo giorno. Mi spiace che, pur avendo raccontato in un'intervista i fatti come erano andati realmente, sia passato per imprudente. Sembra abbia lanciato mia figlia in acqua, in realtà ci siamo buttati tutti insieme. Anzi, altri ragazzi l'hanno fatto prima di noi. Siamo solo stati più lenti nel rientrare a riva. E la barca a un certo punto ci è venuta addosso. In retromarcia".

Dopo una tragedia simile, c'è un futuro sul quale concentrarsi?

"Tutti i familiari e gli amici mi hanno sostenuto, non hanno mai avuto dubbi. Anche loro sono rimasti scandalizzati dall'andamento processuale, dalla gogna mediatica".

Qualcuno, terminato il processo, le ha chiesto scusa?

"Questo è il lato umanamente meschino della vicenda. Certo, è stata una tragedia che non può essere stata voluta, fatta apposta. Ma non ho avuto alcuna richiesta di perdono".

Si riferisce al comandante Loi. Si aspettava qualcosa di diverso?

"Non l'ho più visto. Solo la prima volta, in Tribunale dopo la disgrazia, mi disse: 'Ti saresti mai immaginato di vederci qui?' Come se ci fossimo incrociati in un locale. Forse una persona non può farsi carico di tutta la colpa. Forse inconsciamente non si accetta una simile responsabilità e il suo atteggiamento deriva da quello. Ma è solo una mia analisi, magari sbaglio".

Lei ha un'altra figlia, che ha vissuto quel dramma. Che rapporti ha con lei?

"Poco dopo la tragedia andai alla sua scuola e alcuni genitori cercarono di portarmela via. Incredibile. Altri invece volevano anche intitolare l'istituto a Letizia. Non so per quale merito. Certo era un bimba di una sensibilità e potenza incredibile. Magari potrebbe essere semplicemente il simbolo di quelle che sono tragedie familiari, il lascito di separazioni e diatribe interne alla coppia. Comunque in seguito nessuno si è più fatto sentire".

Nell'ultima udienza lei e la sua ex moglie, Federica Fois, eravate a un passo l'uno dall'altra. Non vi siete guardati.

"Non ho avuto modo di incrociare lo sguardo con la mamma. Pensavo ad altro. Sono cose che vedremo in futuro. Anche mia figlia, la più piccola, potrebbe essere rimasta condizionata da questi interventi, da questi anni di parole. La vedo di rado, mi è sempre stato impedito di comunicare privatamente con lei. Non capisco certe reazioni di completo distacco. Non vedo una volontà di rappacificazione e di affrontare il lutto. Recupererò".

Intende dire che magari tra voi può esserci ancora spazio per un riavvicinamento?

"Cerco di mettere da parte la separazione e le diatribe familiari, ormai senza senso. Almeno per la bambina, che può essere stata influenzata mediaticamente. Sto seguendo una strada, dipende dalla volontà altrui. È stata già importante l'assoluzione. Voglio fare il padre".

Andrea Manunza

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