Nelle scrivanie di alcuni consiglieri comunali arriva una lettera anonima e al Comune scoppia il pandemonio.

Il contenuto, in effetti, è "esplosivo": nelle buste c'è lo screenshot (la fotografia dello schermo di uno smartphone) di una chiacchierata fatta all'interno della chat "Maggioranza in consiglio" che riunisce i consiglieri della maggioranza e gli assessori comunali.

Uno scambio di battute che dileggia alcune donne, fotografate dopo aver partecipato a un'iniziativa di "Heminas", la rete che chiede, tra le altre cose, la doppia preferenza di genere.

LO SCONTRO - Ufficialmente la vicenda non viene fuori. Perché quel dialogo non ha rilevanza penale.

E perché il sindaco Tomaso Locci minaccia querele nei confronti di chi rivela il contenuto di una chat che definisce "istituzionale".

Ma già nella seduta di venerdì, mentre si parlava di Campidano ambiente, nel confronto acceso tra Fabrizio De Marco, fedelissimo del sindaco, e Rosalina Locci, la candidata sindaca Pd alle passate elezioni, sono state usate le stesse parole contenute nella chat. Solo l'ultimo atto della "guerra" tra i contendenti alle passate elezioni: l'esponente Pd è stata querelata per aver definito il sindaco "maschilista e misogino".

LE REAZIONI - L'ex candidata sindaca è furibonda: "Trovo vergognoso che persone della maggioranza che amministra il nostro Comune", afferma, "si permettano di denigrare sul piano personale e gratuitamente un gruppo di donne impegnate in politica definendoci 'vipere'. Sono sorpresa dall'ipocrisia di chi, avendo una delega alle Pari opportunità, non abbia sentito la necessità di prendere le distanze da commenti volgari e maschilisti".

Tra le donne schernite anche l'ex vicesindaca Franca Cicotto, eletta nella coalizione di Tomaso Locci.

"Mi auguro", dice, "che arrivino scuse che, però, so che non arriveranno mai. Dispiace essere sbeffeggiate nel momento in cui si sta facendo una battaglia per chiedere diritti. Battaglia condivisa da donne e uomini di diversi schieramenti politici".

IL SINDACO - Tomaso Locci, dal suo canto, non si chiude in difesa ma passa all'attacco.

"È una chat privata e tale deve rimanere", afferma.

Annuncia l'intenzione di rivolgersi alla Procura per verificare se c'è stata una violazione della privacy. Non solo: prefigura querele anche nei confronti di chi diffonde il contenuto della discussione. Poi, dopo aver definito quel gruppo una "chat istituzionale", annuncia una nota. Ma, in tarda serata, nulla è arrivato nella redazione de L'Unione Sarda .

LA RETE - La notizia è arrivata ad Anna Maria Busia, l'animatrice di "Heminas".

"È il solito atteggiamento di dileggio per un'iniziativa che ha messo insieme donne che vengono da partiti e realtà diverse. Quelle risate in chat sono, in realtà, una risata sopra una richiesta di riconoscimento fatto da un gruppo di donne. Dimostrazione che in questo paese serve un lavoro culturale".

Marcello Cocco

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