Monserrato, lacrime e preghiere per Valeria Sollai: «Non si può morire così»
Lutto cittadino per la sessantaduenne che ha lottato per circa un mese contro l’intossicazione da botulinoLe mani al petto, lo sguardo puntato al cielo: «Non si può morire così. No, non è possibile», continua a ripetere la giovane donna nel piazzale che non riesce a darsi pace. Ed è un continuo rincorrersi di lacrime, preghiere silenziose e domande condannate a non aver riposta, neanche nel giorno dell’addio a Valeria Sollai. Con Monserrato in lutto, le bandiere a mezz’asta e i negozi chiusi in segno di rispetto e vicinanza ai familiari della sessantaduenne che ha lottato per circa un mese contro l’intossicazione da botulino in un letto d’ospedale.
Il 19 l’ultimo battito del suo cuore, lunedì l’autopsia del corpo restituito al marito Angelo, al figlio Alessandro e a tutti i parenti, amici e conoscenti riuniti per accompagnarla nel viaggio finale; quello senza ritorno né speranza, dentro la bara di noce chiaro adagiata ai piedi dell’altare di una chiesa troppa piccola per contenere tutti i presenti e il dolore sordo che sembra sentirlo gridare, tra le bancate affollate della chiesa del Santissimo Redentore, e leggerlo negli occhi lucidi di chi ancora fa fatica a credere che Valeria non ci sia più.
Così al termine della messa si piange anche di più, ci si stringe ad Angelo e Antonello che hanno perso una moglie e una madre, portata via in un modo che rendo il dolore forse anche più forte.