Monserrato, Deborah dopo la condanna del patrigno: "Ha ucciso mamma, nessun perdono"
"Quella mattina mia madre doveva andare dai carabinieri, pochi giorni prima le aveva sferrato un pugno in faccia"Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"Non perdonerò mai chi ha ucciso mia madre: ha distrutto le nostre vite". Per Deborah Mulana, 42 anni, la rabbia è ancora tanta. Anche dopo la sentenza della corte di Cassazione che ha confermato l'ergastolo per il cagliaritano Alessandro Musini, secondo marito di sua madre, l'uomo identificato come l'assassino di Anna Mura, originaria di Monserrato e uccisa nel 2015 in un paese del Bresciano. "Mai avuto nessun dubbio sulla sua colpevolezza: l'ha trucidata e deve pagare per quello che ha fatto. Spero solo che questa sentenza possa servire da esempio per i tanti casi di femminicidio, troppo spesso chiusi con inaccettabili sconti di pena".
L'INCUBO - Per Deborah Mulana e i suoi due fratellastri Christian e Danilo inizia quattro anni fa, il 16 marzo del 2015. Quella mattina la loro madre, Anna Mura, 54 anni, è stata brutalmente uccisa nella camera da letto della sua casa di Castenedolo. Per i giudici l'assassino è il marito, Alessandro Musini, sposato in seconde nozze. Dopo alcuni anni trascorsi tra Monserrato, Selargius e Quartu, la coppia si era trasferita nel Bresciano con i due figli maschi mentre Deborah, concepita con il primo marito, ha continuato a vivere a Monserrato. "Quell'uomo non mi è mai piaciuto - racconta la donna - ma ho sempre rispettato la scelta di mia madre. Ci sentivamo ogni giorno e mi parlava del clima di tensione tra loro: lei aveva chiesto la separazione e lui covava rabbia nei suoi confronti. Due giorni prima del delitto, dopo un acceso litigio, le aveva sferrato un pugno in pieno volto: me l'aveva raccontato lei al telefono, tra le lacrime. Le ho consigliato di andare dai carabinieri e di contattare il suo avvocato, e così avrebbe fatto quella mattina se non fosse stata uccisa dal marito. Quell'uomo che non voleva più al suo fianco e di cui ormai aveva paura".
LA SENTENZA - Il cadavere della donna era stato ritrovato dal figlio della coppia, all'epoca minorenne. Musini, che inizialmente aveva fatto perdere le sue tracce, era stato arrestato dopo alcune ore. Dopo quattro anni la conferma del carcere a vita decisa dalla Cassazione. "Una sentenza che ho sperato e atteso, anche se nessuna pena sarà mai sufficiente a colmare il nostro dolore. Non solo ci ha reso orfani, ma ha demolito la vita del suo unico figlio: aver trovato nostra madre morta col cranio sfondato lo ha segnato per sempre. È per lui la mia prossima battaglia, perché ha bisogno di un serio supporto psicologico".