Diana Zanin è morta a 49 anni domenica notte, e i soccorritori arrivati con l’ambulanza che si è fermata davanti alla sua casa non hanno potuto fare alcunché se non constatare l’estrema magrezza e le insegne della malattia.

«Le è mancato il respiro», è il referto delle signore che fanno capannello nella piazza davanti al Municipio di Nuragus, a quindici metri dalla casa di lei e dal piccolo market di cui era proprietaria.

Oggi il cancello del negozio è chiuso e qualcuno ha lasciato un vasetto di minuscoli crisantemi, mentre il corpo di Diana è stato portato a Senorbì e riposa in una cella frigo in attesa della cremazione.

Sempre che arrivi il via libera, visto che – dopo le segnalazioni del sindaco sul rifiuto da parte di lei delle cure mediche necessarie e su «un possibile condizionamento psicologico» – la Procura della Repubblica di Cagliari ha aperto un’inchiesta.

«“Il corpo non si tocca”, diceva, ed era ciò che riteneva giusto». Giuseppe, il compagno di Diana, parla al di là del cancello del market di via Sant’Elia, nel cortiletto che porta alla casa attigua dove la donna viveva con l’anziana madre.

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