Il crocevia è Pranu 'e sanguni. Da una parte i misteri dell’Universo, oltre l’infinito, dall’altra i segreti più profondi, quelli delle viscere della terra. Il segnale telefonico è flebile, addentrarsi in questi promontori roventi è come avventurarsi in un Klondaike inesplorato, quasi alla fine del mondo. Sul ciglio della strada non si scorge un essere vivente nemmeno affidandosi all’immaginazione. Le “arrampicatrici” del Gerrei hanno scelto l’ombra tenue che si staglia sotto le querce, pastori nemmeno all’orizzonte. I tornanti che si insinuano nelle altimetrie delle montagne che furono di Emilio Lussu sono consunti dal tempo e da cedimenti dimenticati dall’uomo e dalla Provincia del Sud Sardegna. L’erbetta grassa sul pianoro tra San Basilio e Silius è rossastra, come fosse un esclusivo cartello direzionale.

Infinito e profondità

A sinistra l’orecchio gigante, quello che ascolta i misteri dell’Universo, il Sardinia Radio Telescope, il Radiotelescopio più grande e tecnologicamente più avanzato mai costruito in Italia, secondo al mondo per dimensioni. Quando te lo trovi davanti in questa landa desolata e abbandonata puoi anche pensare di essere al centro del Creato, anche se in pochi se ne sono accorti. Lasciando l’orizzonte della ciclopica parabola si traguarda uno skyline appena violato da qualche pala eolica, ma ancora sostanzialmente intonso. Solo qualche chilometro più avanti, immerso tra arbusti e macchia, querce e lentischi, si scorge il “castello” di Muscadroxiu, un impalcato di ferro arrugginito che per una vita ha fatto fare sali e scendi verso le profondità della terra, nei segreti della Miniera di “Genna Tres Monti”. Il cartello segnaletico è quasi turistico, abraso dal sole, irrimediabilmente reso illeggibile nel nome della vecchia società, l’ultima, quella che governava l’antica miniera di Silius. Da allora ad oggi i segni del tempo hanno scolpito la memoria di un popolo di minatori, costretti a quasi seicento metri sottoterra per rovistare le capriole della crosta terrestre, alla ricerca di filoni di minerali pregiati.

Il trucco della “polpa”

Nei secoli si sono dovuti accontentare di Fluorite e Barite, Quarzo-Calcite con solfuri di Piombo, Zinco, Argento e rame. In molti hanno fatto affari sulla loro pelle, a partire dalla Fluorite. Loro, i minatori di questa terra dimenticata, si sono dovuti asserragliare di continuo in fondo ai pozzi per difendere un modesto tozzo di pane. Come capita spesso nelle gallerie profonde, i predatori di turno svuotano la “polpa” della miniera, rapinano i filoni più ricchi, lasciandosi, poi, alle spalle solo macerie e disoccupazione. A Silius non è andata diversamente. L’epopea mineraria si è consumata sino al decreto finale: concessione mineraria conclusa. La Regione, come spesso è capitato, anziché valorizzare l’immenso patrimonio dell’Isola si è sempre dovuta far carico della messa in sicurezza degli impianti e il più delle volte delle stesse costosissime bonifiche minerarie.

Pozzo senza fondo

Il pozzo senza fondo è stato scaricato sulle casse pubbliche, dopo che quelle private erano state abbondantemente riempite. Sembrava morta e sepolta la miniera di Genna Tres Montis, nonostante un bando del 2012 per la sua riattivazione. Il testo “veritiero”, quello agli atti dell’evidenza pubblica, recita: «Bando per la presentazione di proposte progettuali finalizzate al rilascio della concessione per la riattivazione ai fini produttivi della miniera denominata “Genna Tres Montis” per minerali di Fluoro, Piombo, Zinco, Argento e Barite in territorio dei comuni di Silius e San Basilio con impianto di trattamento mineralurgico nel comune di Assemini».

“Manina” postuma

In quel bando, però, nessuna menzione di “Terre Rare”. Peccato, però, che una manina chirurgica, nella deliberazione della giunta regionale del 9 novembre del 2011, abbia introdotto in maniera postuma nel bando di quasi dieci anni prima proprio la fatidica formula delle “Terre Rare”, estendendo a posteriori, e non di poco, la potenzialità di quella concessione.

Società inesistente

Un atto deliberativo, quello del 2021 della giunta regionale, che fa un’affermazione che appare surreale. Scrivono nella delibera: «l’intervento prevede lo sfruttamento del giacimento residuo, a fluorite e solfuri associati, della miniera di Silius, che segue l’aggiudicazione alla proponente del bando regionale del 2012». Nel 2012, però, quella società dichiarata come “proponente” del progetto sottoposto all’esame della giunta nemmeno esisteva, essendo stata “fondata” solo il nove luglio del 2018, quindi sei anni dopo il bando che si sarebbe aggiudicata, con inizio attività registrata l’undici luglio 2022.

Illustre sconosciuta

È qui che entra in scena ufficialmente, almeno sul piano dell’esistenza societaria, la Mineraria Gerrei, un’illustre sconosciuta con sede legale in località Muscadroxiu, nel comune di Silius. Nel 2018 dichiara un dipendente e un capitale sociale di 100 mila euro, nemmeno tutti versati. Un dato è certo, la Mineraria Gerrei presenta alla Regione un progetto di adeguamento datato aprile 2022, quando la stessa società risulta agli atti ancora inattiva. La dicitura del piano dell’anonima società privata, però, riproduce esattamente il titolo “corretto” dalla manina chirurgica nell’atto deliberativo della Regione: Concessione mineraria per minerali noti e “terre rare”. Una dicitura che in tempi di “guerra” mondiale energetica, dove l’Europa dipende per il 97% dalle “terre rare” cinesi, assume ben altro rilievo nello scacchiere europeo.

Pallino rosso

Nei dossier ministeriali ed europei, infatti, in quel quadrante del Gerrei, c’è un pallino rosso, tutto dedicato alla presenza nelle viscere della terra del nuovo “oro”, quello indispensabile alla futura transizione ecologica, a partire dalle auto del futuro e non solo. Il tema è delicato, non solo per i rapporti internazionali ma anche per quel che si cela dietro una concessione mineraria che passa, senza colpo ferire, da fluorite a “Materie Rare”. Chi sapeva e chi ha aggiunto quella nuova “potenzialità” concessoria alla miniera di Muscadroxiu e Genna Tres Montis? Per quale motivo? E quali vantaggi ne trarrà in termini economici la Regione? Tutti quesiti, per adesso, senza alcuna risposta.

Blitz a Genna Tres Montis

Il mistero di Pranu ‘e sanguni è blindato nelle segrete stanze di un notaio di Bergamo. È il 5 maggio del 2023 quando, al cospetto della casa notarile, si presentano i vecchi soci della Mineraria Gerrei. Ci sono Umberto Gioia, amministratore unico e legale della "Sma - Sviluppo Miniere Ambiente” e Matteo Maccabelli, consigliere di Amministrazione della "Edilmac”. In due detengono il 100% delle azioni della società “concessionaria” della miniera di Genna Tres Montis a Silus. Ognuno di loro dispone di un capitale azionario di 50 mila euro, parzialmente versati. Non sono soli. Con loro c’è una dama misteriosa. Il suo nome compare per la prima volta nello scacchiere delle “Terre Rare” di Muscadroxiu, ma non rappresenta una società mineraria. La new entry è di quelle destinate a fare il botto. Il suo nome è Susanna Santini. Il verbale vergato dal notaio non fa mistero della sua qualifica: «interviene al presente atto in qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione e legale rappresentante della società per azioni "Aruba S.p.A.". Stiamo parlando del più importante provider italiano nel mondo, un patrimonio infinito di Data Center in mezza Europa e da qualche anno alla conquista del mercato cinese. Il core business è negli archivi informatici universali, dove protegge miliardi di informazioni e dati di privati e un’infinità di enti pubblici. La scalata a “Muscadroxiu” è segreta, nessuno sa niente di questo improvviso aumento di capitale, visto che in un nanosecondo, con tanto di sigillo notarile, si passa da 100 mila euro a due milioni. Aruba detta subito legge conquistando il 51% della società e dividendo il restante tra gli altri due soci, in parti uguali. La domanda è lecita: per quale motivo una multinazionale con centinaia di addentellati nel mondo informatico decide di “comprarsi” una miniera a due passi dall’infinito? Di certo non è un azzardo. È probabile che qualche “uccellino” abbia informato i vertici di Aruba su qualcosa di più di quella miniera. Certo, restano molti passaggi da chiarire, a partire da quella voce “Terre Rare” calata dal cielo come un profezia sulla nuova concessione. Se così fosse, però, di quella miniera cambiano subito i valori, che vanno ridefiniti alla luce delle nuove potenzialità. Una cosa è cavare ghiaia, altra è estrarre “Materie Rare”, quelle di Genna Tres Montis, nella terra di Silius.

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