A dieci anni dal delitto di Antonello Pisano, il fratello Gino rimane fermo sulle sue convinzioni: il corpo del 37enne, ucciso pochi giorni prima (luglio del 2008) dopo essere stato colpito alla testa con una grossa pietra, è stato ritrovato grazie alle sue "capacità premonitive".

Gino sostiene infatti di avere "poteri" che, in quel caso, gli avevano indicato il punto nel quale giaceva il cadavere. Un luogo che investigatori, inquirenti e parenti cercavano da una settimana.

La tesi è stata ribadita ieri a Cagliari davanti alla giudice delle udienze preliminari Cristina Ornano nel processo, in abbreviato, che vede sotto accusa quali presunti autori del delitto Nicola Porcu e i fratelli Giorgio e Roberto Picci, compaesani della vittima, accusati dal pm Alessandro Pili di essersi resi responsabili di una spedizione punitiva sfociata in delitto.

Dopo aver colpito il rivale, i Picci avrebbero cercato di dar fuoco al corpo per poi nasconderlo sotto alcune frasche recuperate lì intorno. Secondo la Procura, i fratelli e Porcu erano andati a prenderlo perché convinti fosse stato lui a rubare una loro moto. Pochi giorni prima lo avevano picchiato per lo stesso motivo, e sospettavano di Pisano anche per alcune razzie nell'azienda di loro padre.

Il magistrato aveva anche definito "falso" l'alibi dei Picci, i quali avevano sostenuto di trovarsi in un locale con amici nelle ore della scomparsa. Un'affermazione smentita poi, secondo la Procura, dai tabulati telefonici e dalle stesse persone indicate dagli imputati. Alla fine era arrivata la richiesta di condanna: 15 anni e 4 mesi per tutti e tre.

Prima della sentenza la giudice ha deciso quindi di sentire Gino e Ignazio Pisano, fratelli della vittima.

E se Gino ribadisce la forza dei suoi "poteri", l'altro fratello, Ignazio, sostiene di "non credere" al racconto, e ha chiesto al fratello di "dire la verità".

Il 30 gennaio le nove richieste del pm e le arringhe dei difensori Guido e Federico Manca Bitti, Leonardo Filippi e Rodolfo Meloni.
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