Oltre 35mila tonnellate di fanghi provenienti dalla Fluorsid interrate in un'area sulla quale poteva essere conferita solo terra da scavo.

È il risultato della verifica degli uomini del Nucleo investigativo provinciale della Forestale sull'ultimo appezzamento messo sotto sequestro nell'inchiesta sul disastro ambientale e l'inquinamento a Macchiareddu, indagine condotta dal pm Marco Cocco sfociata lo scorso 16 maggio nell'arresto di sette persone tra vertici e dipendenti dell'azienda di Tommaso Giulini (non coinvolto nella vicenda) e di altre ditte a essa legate.

Inoltre i ranger hanno capito il perché della notevole presenza di arsenico (fino a 140 volte oltre i limiti di legge) nelle acque utilizzate dalla società per i processi industriali e per rifornire i cannoni utili ad abbattere le polveri: arriva dalla fluorite estratta da una miniera in Messico dalla quale si rifornirebbe l'azienda.

L'INQUINAMENTO - Sono gli ultimi sviluppi di approfondimenti ancora lontani dall'essere conclusi.

A breve inquirenti e forze dell'ordine faranno il punto della situazione, tenuto conto che la parte iniziale dell'inchiesta parrebbe ormai cristallizzata.

Testimoni e intercettazioni hanno confermato sversamenti e conferimenti di sostanze inquinanti e velenose, anche nella laguna di Santa Gilla.

Le polveri bianche originate dalle lavorazioni della Fluorsid dovevano essere abbattute con l'utilizzo di sistemi appropriati (i cannoni e gli idranti) in realtà lasciati spenti o tenuti al minimo e a volte sistemati a bordo strada solo per far credere che fossero in funzione; così il vento le spingeva sino alle abitazioni, i campi coltivati, l'acqua.

Anche la scoperta che a volte i liquidi avvelenati derivati dalle lavorazioni finissero nella laguna è stata sottolineata da alcuni dipendenti della società interrogati dalla Forestale.

L'ARSENICO - Così come Claudio Fantera, responsabile del settore acque del Tecnocasic, ha ribadito agli investigatori che a volte i liquami usciti dallo stabilimento e che passavano nella condotta industriale contenevano arsenico. Presenza ingiustificata e fuori norma, posto che alla Fluorsid quelle acque dovevano essere pretrattate per poi essere depurate al Tecnocasic.

Il problema era emerso nel gennaio del 2016, quando il sistema di pompaggio era stato bloccato dalla grande quantità di fanghi a quel punto finita a Santa Gilla. Solo in seguito, secondo l'attuale ricostruzione, alla Fluorsid sarebbero riusciti ad abbattere l'alto contenuto di arsenico.

LE BOLLE - La scoperta delle 35mila tonnellate di fanghi nascoste nel terreno sequestrato invece potrebbe allargare l'inchiesta a un periodo antecedente quello attualmente di interesse (da fine 2014 allo scorso maggio).

Il trasporto di quel materiale risalirebbe agli anni precedenti.

Le bolle di trasporto, che attestavano il deposito di terre da scavo (in realtà fanghi), erano state firmate da Armando Bollani, titolare di alcune ditte che lavoravano per la Fluorsid.

È una delle persone mandate agli arresti domiciliari dalla gip Cristina Ornano.

Oggi è in programma il Riesame per due delle persone della Fluorsid in carcere: Sandro Cossu (responsabile sicurezza e ambiente) e Alessio Farci (responsabile del cantiere Terrasili). Michele Lavanga (direttore dello stabilimento), non ha fatto ricorso.

Andrea Manunza

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