Sardegna senza ritorno, su una rotta ormai collaudata e memorizzata da un navigatore Gps che traghetta i profughi a 5 miglia dalle coste sulcitane, dopo averne attraversate un centinaio. Dal 2 gennaio a ieri, sono 282 gli algerini (dai 20 ai 30 anni) arrivati via mare nell'Isola affrontando il viaggio stipati nei barchini, spesso in gruppi di quindici.

Da Annaba con la prua che punta a Sant'Antioco, smarriti e stremati, non è raro che sbaglino approdo, sbarcando in luoghi a loro sconosciuti fino a spingersi nell'area interdetta delle coste del Poligono militare di Capo Teulada.

L'anno scorso sono stati 68 gli sbarchi, con 1052 algerini che hanno toccato terra sarda (nel sud-ovest) in diversi arenili fra quello di Sant'Antioco (Turri, Maladroxia, Coequaddus) passando per Porto Pino (Sant'Anna Arresi) e le sue affascinanti dune bianche. Fino al poligono militare di Teulada, Cala Piombo e Capo Malfatano. Sempre a bordo di piccole imbarcazioni che spesso si ribaltano in mezzo al mare a poche miglia dall'Algeria.

I soccorsi
I soccorsi
I soccorsi

Quelli che riescono a raggiungere la Sardegna vengono identificati dalle forze di Polizia, uomini della Guardia di Finanza o della Capitaneria di Sant'Antioco, fino ai militari della Compagnia dei carabinieri di Carbonia che a turno gestiscono l'emergenza migranti nonostante i pochi mezzi e i pochi uomini a disposizione.

I carabinieri con alcuni migranti
I carabinieri con alcuni migranti
I carabinieri con alcuni migranti
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