La causa di beatificazione e canonizzazione sta per partire ufficialmente. E, nell'attesa, la diocesi di Cagliari, con l'arcivescovo Arrigo Miglio, ha pubblicato un editto con il quale invita i fedeli a comunicare testimonianze sulla vita di don Antonio Loi, sacerdote di Decimoputzu morto nel 1965 a soli 29 anni, a causa di un linfogranuloma. Tra gli elementi ricercati a favore della santificazione ci sono testimonianze di grazie, scritti e documenti audiovisivi, utili a completare l'iter affidato al Tribunale ecclesiastico di Cagliari su consenso della Conferenza episcopale sarda, arrivato lo scorso 13 dicembre. "A casa non abbiamo più materiale", raccontano le sorelle di don Loi, Teresa e Agata, "i quaderni di Antonio sono nelle mani di don Fabrizio Deidda (postulatore diocesano della causa, ndr). Il materiale servirà all'indagine della Curia".

IL MATERIALE RACCOLTO - Che cosa scriveva don Loi nei suoi diari? "Esiste una raccolta, 'Glorifica il tuo figlio', tutti in paese ne hanno una copia. Parla della sua vita: dal seminario alla malattia durata cinque anni e il cui dolore per lui era da offrire a Dio. A causa del male che progrediva, Papa Paolo VI gli concedette la dispensa per diventare sacerdote con un anno di anticipo".

LE TESTIMONIANZE - A Decimoputzu, dove è già venerato come un Santo, c'è chi è convinto di essere stato miracolato da don Loi. Bonaria Littera, ricorda: "Dopo qualche mese dalla sua morte, mi cadde addosso un pentolone d'acqua bollente. Dopo essermi sdraiata sul letto di Antonio le ustioni sono sparite: un miracolo". Peppina Lucia Francesca Mocci non ha dubbi: "Quando avevo 20 anni, mio padre, che lavorava in campagna, fu ferito da una spina che gli si conficcò nell'occhio. All'ospedale non riuscirono a individuarla. Una sorella ci diede una benda di Antonio da posare sull'occhio di papà e il giorno dopo trovammo la spina sul panno".

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