I soldi utilizzati per la compravendita di un terreno a Villasimius, nel quale poi una cordata di impresari campani ha realizzato un villaggio turistico, non provenivano da ricavi della droga o della camorra.

Lo scrivono i giudici della prima sezione del tribunale di Cagliari nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 29 ottobre è stato assolto dalle accuse di aver riciclato soldi della camorra l'ex sottosegretario ed europarlamentare di Forza Italia Salvatore Cicu.

Con lui erano finiti sotto processo anche l'ex sindaco di Sestu Luciano Taccori e l'ex assessore dello stesso Comune Paolo Cau, insieme a tutti gli imputati campani: gli imprenditori Bartolomeo Piccolo, Alessandro Falco, Antonino Di Martino, Nicola Fontana, Rosa Garofalo, Gilda Piccolo, Angela Miccio, Luisa Di Martino e Alessandra Coronella, l'ex consigliere regionale campano Luciano Passariello, Salvatore Venturino e Rosa Fontana. Tutti assolti perché il fatto non sussiste.

"Non può ritenersi la configurabilità di una provenienza del denaro da attività di tipo camorristico o da traffico di sostanze stupefacenti", scrive il tribunale. I giudici confermano l'arrivo in Sardegna nell'agosto 2003 del boss Gennaro Chierchia, detto "Rino o'pecorone", numero uno della famiglia D'Alessandro poi ucciso in un agguato, ma allo stesso tempo, il collegio non ritiene che la Procura abbia provato né quanti soldi avesse né la loro origine illecita.

Cicu, Taccori e Cau, sempre secondo i giudici, "lontani territorialmente dalle zone storiche di camorra", potevano "basarsi solo su quello che palesemente risultava sulla figura" di chi acquistava, ossia un "imprenditore del settore turistico e della ristorazione affermato". È esclusa, quindi, "la stessa configurabilità del dolo di riciclaggio".

(Unioneonline/D)
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