Fondali senza ricci. È la triste fotografia scattata dai ricercatori del Cnr che nei mesi scorsi hanno studiato l’Area marina protetta del Sinis da cima a fondo.

Nella documentazione si legge che il numero degli esemplari è diminuito drasticamente nonostante lo stop alla raccolta da ormai quattro anni.

Un dato che spinge il sindaco Andrea Abis, nonché presidente dell’Area marina protetta del Sinis, a dare la colpa alla pesca illegale: «I ricci non spariscono da soli. Ciò che fa riflettere è che nelle zone dove gli esemplari erano in aumento in questi anni di chiusura, ad esempio nel Catalano e a Seu, la risorsa è ora diminuita drasticamente, la situazione è negativa».

A questo punto è quasi certo che il Ministero dell’Ambiente che regola il parco non conceda la riapertura al prelievo. Ciò che invece chiedono i pescatori di Cabras. Il sindaco Andrea Abis riconosce però che non tutti possono essere danneggiati dal fenomeno dell’abusivismo.

Per questo è pronto a chiedere all’assessorato regionale alla Pesca un intervento immediato: «Prendiamo atto che la Regione continua, nonostante i dati ambientali negativi, a concedere la raccolta dei ricci nei mari dell’Isola, derogando alla giusta norma del 2020 di fermare il prelievo per tre anni a causa dell'estinzione degli esemplari. Se nell’Amp non è possibile pescare, se nessuno è in grado di proteggerla dalla pesca illegale allora chiediamo con forza che sia messo in piedi un progetto specifico per i pescatori autorizzati a lavorare nel nostro parco, così come già fatto per l'area protetta di Alghero. La Regione è in stato di contraddizione, questo è evidente, il Ministero blocca la raccolta, la Regione invece la consente, nonostante il quadro scientifico molto negativo». Abis taglia corto: «Si dia corso al programma di recupero finanziato tre anni fa e mai speso». 

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