Per i pescatori di Santa Giusta il rischio è quello di non poter più utilizzare le strutture a pochi metri dallo stagno. E cioè il ricovero attrezzi, il caseggiato dove è presente la loro cucina, l’immobile dove viene essiccata la bottarga e quell’enorme capannone che, grazie ai 200 mila euro finanziati dalla Regione, diventerà la zona dove gli operatori potranno smistare il pesce. Ma anche la peschiera: per gli operatori si tratta della fonte principale di guadagno.

Sulla carta pare infatti che i proprietari di tutte queste strutture non siano i pescatori ma una società, la Sarda Appalti lavori costruzioni s.r.l. Ecco perché ora è tutto nelle mani di un legale. Il Consorzio pesca che gestisce lo stagno di Santa Giusta da poco ha scoperto che i terreni dove sono presenti tutti gli immobili che i pescatori del paese utilizzano da più di 80 anni,  sono stati acquistati dalla Sarda Appalti nel 2011.

La scoperta è avvenuta quando erano in corso i lavori di ristrutturazione della peschiera. «L’Unione dei Comuni del Fenici che aveva ricevuto il finanziamento per la ristrutturazione e la Regione - spiega il presidente del Consorzio Emanuele Cossu - hanno ricevuto un documento dove la società chiedeva lo stop immediato dei lavori rivendicando terre e anche immobili. Nessun operaio però si è fermato. Ora dobbiamo capire come stanno realmente le cose. Perché queste terre non sono di proprietà della Regione come tutti qua erano convinti? - va avanti Cossu -  E perché gli immobili non sono stati accatastati a nome del Consorzio? Qua c’è in ballo il nostro futuro. Purtroppo abbiamo scoperto che non esiste nessun atto di proprietà che ci tutela. Ma è anche vero che i pescatori sono qui da più di 80 anni. Ora faremo una causa per usucapione».

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