Visti dall'alto tagliano in due il marrone dei campi del Sinis. Un quadro tutto da incorniciare. Ogni passo è una promessa, un pensiero per chissà chi, un atto di fede. Sono le 19.30 quando la bandiera rossa si intravede da lontano: simbolo di una di una storia che unisce.

Eccoli. I curridori sono velocissimi, arrivano a Cabras come dei veri vincitori e nei loro volti, dopo insidie ​​e ostacoli c'è un misto tra fatica e orgoglio, sorrisi e lacrime. A Cabras è andato in scena un grande momento di fede: gli Scalzi hanno riportato il simulacro di san Salvatore nella chiesa di Santa Maria. Un momento di pura magia che unisce quasi mille uomini vestiti di bianco.

Gli Scalzi (Foto Sara Pinna)
Gli Scalzi (Foto Sara Pinna)

Gli Scalzi (Foto Sara Pinna) 

Gli Scalzi sono partiti dall'antico villaggio del Sinis intorno alle 18,30. Hanno percorso lo stesso tragitto di sabato mattina: otto chilometri a piedi, prima gli sterrati e poi l'asfalto, con in spalla il Santo. A Cabras  dopo un'ora è tempo di lacrime, abbracci ma anche di dolore.

La folla (foto Sara Pinna)
La folla (foto Sara Pinna)

La folla (foto Sara Pinna) 

Domani mattina, lunedì 2 settembre, invece è il giorno delle scale. Circa 400 donne con indosso l'abito tradizionale del paese all'alba calpesteranno lo stesso trasporto per trasportare il piccolo simulacro di Santu Srabadoeddu dal villaggio antico alla chiesa di Santa Maria, a Cabras. È l'ultimo atto della festa. Un'altra magia che accade solo da queste parti. 

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