Settanta giorni dopo l’incendio che ha distrutto le case della comunità rom in via Rockefeller, a Oristano, arriva un appello al Comune, collegato a una raccolta firme «per sollecitare l’amministrazione  ad affrontare la situazione abitativa e il percorso di inclusione, crescita e partecipazione dei Rom di Oristano».

A lanciarlo è il comitato “Quello che i gagè ignorano”, ricordando che «a oltre 70 giorni dall’evacuazione  sentiamo il dovere di fare richiesta  di una soluzione che garantisca il diritto all’abitare in condizioni di inclusione sociale tali da ridurre i meccanismi di auto-segregazione e isolamento, e favoriscano l’autodeterminazione».

Si chiede inoltre la difesa del «diritto alla salvaguardia dell’unità familiare, cosi che venga custodita l’identità individuale e di gruppo e la possibilità di un mutuo aiuto nelle situazioni quotidiane». Rimarcato anche  «il diritto all’integrazione e lo sviluppo di consapevolezza di appartenenza a questa città con graduali passi per uscire dalla marginalità e per una partecipazione attiva».

Di seguito il testo dell’appello e l’invito a tutti, singoli cittadini e associazioni, a sottoscriverlo.

Questo è un appello sotto il quale vorremmo raccogliere molte firme per dire che Oristano tutela tutti i suoi cittadini e manifesta la preoccupazione nei confronti della situazione abitativa e del percorso di inclusione, crescita e partecipazione dei rom di Oristano.

La situazione che si è venuta a creare negli anni, con il rinviare di un progetto abitativo associato a misure di accompagnamento sociale e di mediazione rivolto ai cittadini rom della nostra città, ha portato all’incendio di fine settembre in via Rockefeller. La temporanea soluzione abitativa “di transizione” presso il camping di Torre Grande ha portato il piccolo gruppo a rendere ancora più grave la precarietà quotidiana, ad interrompere l’attività lavorativa di sostentamento, a creare ulteriore emarginazione e a rinforzare gli stereotipi contro la loro condizione e identità.

A distanza di oltre 70 giorni dall’evacuazione da via Rockfeller, sentiamo il dovere di fare richiesta all'Amministrazione Comunale di una soluzione che garantisca:

  • il diritto all’abitare in condizioni di inclusione sociale tali da ridurre i meccanismi di auto- segregazione e isolamento, e favoriscano l’autodeterminazione;
  • il diritto alla salvaguardia dell’unità familiare, cosi che venga custodita l’identità individuale e di gruppo e la possibilità di un mutuo aiuto nelle situazioni quotidiane;
  • il diritto all’integrazione e lo sviluppo di consapevolezza di appartenenza a questa città con graduali passi per uscire dalla marginalità e per una partecipazione attiva.

Si chiede inoltre l'avvio di un progetto di “Microarea Familiare” rivolto ai rom attualmente in emergenza abitativa. Progetto che veda nella fase di stesura e nella fase di realizzazione il coinvolgimento della comunità Rom oristanese, di Associazioni e di cittadini che siano disponibili ad essere parte attiva nell’accompagnamento sociale e negli interventi di mediazione.

I romanì hanno una lingua, una cultura, una storia e delle tradizioni che i gagé (i non rom in lingua romanés) ignorano, mentre dilagano i pregiudizi e gli stereotipi che alimentano il sentimento del antiziganismo che è un grande freno all'integrazione scolastica, lavorativa e sociale del popolo rom.

La nostra città è ancora in tempo per aderire alle proposte di strategia nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti 2021-2030, che vede come punto di contatto l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), e diventare così modello di promozione di percorsi di cittadinanza.

La piccola comunità Rom è presente in città da circa trent'anni. La seconda e terza generazione è nata e cresciuta, e ha frequentato scuole e attività, ad Oristano. In questo arco di tempo i componenti dell'intero gruppo hanno stretto molteplici relazioni lavorative e amicali con la comunità oristanese e si considerano cittadini della nostra città.

Aspettiamo il tuo sostegno a questo appello perché Oristano sia la città del confronto, dell'ascolto, dell'accoglienza e dell'integrazione.

(Unioneonline/E.Fr.)

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