Cereali, ortaggi, frutta e orti ormai compromessi, terreni devastati, semine perse, recinzioni divelte, strutture aziendali danneggiate. Sono solo alcuni dei problemi causati dall’invasione della fauna selvatica che sta mettendo in ginocchio gli agricoltori e gli allevatori dell'oristanese. Ecco perché Coldiretti Oristano ha deciso di scendere in campo. L’associazione chiede alla provincia un piano efficace per risolvere il problema, viste le continue perdite economiche per via della mancata vendita dei prodotti nei mercati danneggiati da cornacchie cinghiali e cervi. E lo ha ribadito, nero su bianco, il presidente Paolo Corrias e il direttore Emanuele Spanò in una lettera indirizzata al commissario della Provincia, Battista Ghisu, nella quale si chiedono risposte urgenti e concrete.

La richiesta è chiara: un confronto immediato sullo stato di attuazione del Piano Operativo di Gestione e Controllo dei cinghiali, per capire quali risultati siano stati effettivamente raggiunti, quali ostacoli siano emersi e come si intenda procedere per affrontare un’emergenza che ogni anno si ripresenta peggiorata. «Coldiretti è da sempre attenta all’ambiente e alla natura, ma non gestire il territorio non significa rispettarlo. Serve un equilibrio perché l’abbandono non è tutela e permettere la proliferazione incontrollata di alcune specie non fa il bene della natura, ma rischia di comprometterla» precisa Corrias. «Nonostante il piano sia stato approvato oltre un anno fa, i risultati sul campo sono del tutto deludenti. Molte specie stanno causano problemi danneggiando le colture e le strutture e mettendo a rischio l’incolumità delle persone nelle strade. Le aziende agricole non possono più sopportare tutto questo in silenzio».

Un grido d'allarme condiviso anche dal direttore Spanò che sottolinea l’inadeguatezza delle risposte ricevute dalla Provincia. «Le risposte arrivate finora sono parziali e non affrontano davvero il cuore del problema», spiega. «Servono azioni incisive e coordinate, l’impiego di tutti gli strumenti a disposizione, ma soprattutto il perfezionamento degli strumenti stessi del piano di contenimento dei cinghiali che, a oggi, non dà alcuna garanzia di riuscita proprio per i limiti evidenti degli stessi strumenti. La situazione è insostenibile e sta mettendo in ginocchio aziende, famiglie e intere comunità».

Il territorio oristanese, fortemente vocato all’agricoltura e all’allevamento, è duramente colpito sia nelle zone pianeggianti, dove insistono aziende specializzate nella coltivazione di ortive, frutta e cereali, sia nelle aree interne e collinari, dove si producono foraggi destinati agli animali al pascolo e si portano avanti coltivazioni differenziate, spesso danneggiate senza possibilità di recupero. «Come Coldiretti chiediamo trasparenza, azioni rapide e un vero cambio di passo», conclude Corrias. «Non c’è più tempo per le mezze risposte: occorre salvaguardare le produzioni agricole, l’equilibrio ambientale e la sicurezza delle persone. Tutto questo deve diventare una priorità per chi amministra il territorio».

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