È un problema sempre più in crescita, che si somma a un altro ben più grave, quello dell’uso intensivo dei pesticidi, punto di non ritorno per gli apicoltori. Il cambiamento climatico diventa realtà con il passare degli anni e ne risentono anche le api, sentinelle della salute degli ecosistemi. L’oristanese non è stato risparmiato: «L’anno scorso il troppo caldo ha inaridito fiori e piante, le piogge torrenziali della scorsa primavera hanno distrutto le coltivazioni di trifoglio. Quest’anno la produzione di trifoglio è diminuita del 30%», riporta Paolo Serra, apicoltore di Terralba che vanta importanti riconoscimenti con i suoi 400 alveari e che opera in varie zone della Sardegna. Anche per lui, il meteo è ormai un’incognita: «Nei 15 giorni della fioritura bisogna incrociare le dita, affinché il tempo sia clemente con gli apicoltori», commenta Serra.

Si aggiunge un’altra perdita, quella della pianta della sulla, presente in Marmilla: «L’anno scorso ad aprile c’erano circa 40 gradi. La sulla è stata bruciata dal caldo, i fiori non avevano nettare», ricorda Serra. Una carenza che è stata contenuta con l’abbondanza di un’altra pianta spontanea presente nel Terralbese, l’asfodelo: «L’anno scorso ha reso più di tutte, ma in questa primavera non si è prodotto nemmeno un grammo di miele perché la pianta, naturalmente, non ha vegetato», spiega Alberto Scarabelli, apicoltore pluripremiato di Marrubiu. 

Le primavere torride fanno dunque più paura delle estati afose: nonostante i 45 gradi sfiorati nel Terralbese, il gran caldo è andato a favore degli apicoltori, impegnati con la raccolta di miele di eucalipto: «Da fine giugno a fine luglio avviene la fioritura, ne produco in media 20 chili ad arnia all’anno», afferma Scarabelli, che in totale ha 200 alveari. Buone notizie anche sul fronte delle api, come fa sapere l’apicoltore marrubiese: «Sono riuscite a regolare la temperatura degli alveari. Si è perso un po’ di miele perché le api anziché aver raccolto il nettare hanno raccolto l’acqua per raffreddare l’alveare». «Non ci sono stati grossi danni come nel Sud Sardegna. Si è fusa la cera di qualche telaio, ma sono pochi numeri», aggiunge Serra.

Secondo gli apicoltori, il principale nemico delle api non è il maltempo. «Il cambiamento climatico ha senz’altro influito sulla diminuzione della produzione di miele millefiori, sulla e corbezzolo dell’anno scorso ma il fattore che incide maggiormente sono i pesticidi: l’80% della moria delle api dipende dai veleni», commenta Paolo Serra. «La situazione è peggiorata dalla diffusione dei neonicotinoidi, circa 15 anni fa – ricorda Scarabelli – le api perdono l’orientamento e non riescono a rientrare nell’alveare. Negli ultimi anni, la produzione è passata da 100 chili ad arnia a un minimo di 10 chili».

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