Chissà cosa direbbe se potesse vedere quella mostra dedicata a lui, ai suoi mille salvataggi, alle sue sfide tra le onde, ai suoi riconoscimenti. Domenica 16 aprile a Nurachi verrà inaugurata una mostra di foto, titoli, attestati, articoli di giornali e tanto  altro in ricordo del comandante Giovanni Camedda di Cabras, l’eroe del mare. Un riconoscimento a due anni dalla morte dell’avido pilota di rimorchiatori che nella sua vita ha salvato chi stava affondando in mezzo alla burrasca, premiato da ministri e presidenti della Repubblica con 42 onorificenze, medaglie d'oro e tantissimi titoli illustri.

Chi ha voluto ricordare Camedda, l’angelo del mare con sangue cabrarese, colui che nelle Bocche di Bonifacio ha compiuto tra i più memorabili salvataggi della storia, è Giovanni Carboni, 84 anni, suo amico storico e sindaco di Nurachi tanti anni fa. «C’è troppo silenzio e questo non va bene - racconta Carboni -  Dopo tutte le vite che il comandante è riuscito a salvare nessuno si ricorda più di lui. Ecco perché ho deciso di mettere a disposizione tutto il materiale che ho a casa, tantissimi documenti che lui stesso mi donò quando ancora era in vita. È morto sapendo di essere solo». 

La mostra che racconta la storia dell’eroe del ‘900 con la pelle del viso invecchiata dalla salsedine sin da giovane verrà allestita nel Comune di Nurachi. «Nello stesso posto dove l’11 febbraio del 1994 grazie a me che ero sindaco divenne cittadino onorario - racconta ancora Giovanni Carboni - Ho ancora in mente tutti i suoi racconti, tante cene, tanti bei momenti».

Camedda a 27 anni è diventato marinaio, poi comandante. A 39 anni ha iniziato a comandare i rimorchiatori di Porto Torres. Con il “Vincente”, un rimorchiatore di 237 tonnellate, è riuscito a compiere una quarantina di salvataggi. Divenne anche cavaliere della Repubblica. Ma non solo: la Marina mercantile gli assegnò il premio “Avanti Tutta”, il massimo riconoscimento della marineria italiana. Dal Consiglio superiore delle forze armate ha avuto la medaglia d’argento. «Sono sicuro - conclude l’amico Giovanni  - che a lui questa mia iniziativa sarebbe piaciuta. Tanto». 

© Riproduzione riservata