Arte, fede, cultura, tradizione ma anche tanti ricordi. A Nurachi fervono i preparativi in onore della Festa di Santa Lucia, l’antico rito in cui la figura della donna è centrale, legata da un filo alla devozione in onore della santa protettrice degli occhi e della vista, adorata in tutto il mondo cristiano. Nell’edizione 2024, che si svolgerà dal 12 al 15 di dicembre, Sa Priorissa sarà Alessia Tiana (13 anni), mentre Is Oberajas saranno Jessica Boy (14 anni) e Giorgia Ponti (13 anni).

«Speriamo in una bella festa - commentano le tre giovanissime - i nostri coetanei ci stanno aiutando nell’organizzazione: domani 30 novembre inviteremo ufficialmente tutto il paese, casa per casa consegneremo le lettere ai nostri compaesani, così come vuole la tradizione».

Le tre ragazze saranno le protagoniste del rito religioso giovedì 12 durante la celebrazione del vespro e is giogus, ma sarà Sa Priorissa Alessia Tiana ad aprire la festa popolare, con i balli tradizionali sardi che si svolgeranno dopo le 19, quando si terrà l’accensione del falò in onore di Santa Lucia. Da quel momento tutti i cittadini potranno unirsi intorno al falò e danzare per tutta la notte.

Intanto a Nurachi si aprono i cassetti dei ricordi. Cinquantadue anni fa, nel 1972, fu Silvana Lasiu a ricoprire il ruolo di Sa Priorissa, accompagnata da Angela Sotgiu e da Maria Rosaria Cuozzo, tutte e tre undicenni all’epoca.

«In passato il ruolo di priorissa scaturiva da un voto che, nel mio caso, fece mio padre quando io ancora non ero nata - racconta Silvana Lasiu - Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, mio padre si trovava a Torino e si salvò dalle bombe. Tornò in Sardegna e la sua devozione a Santa Lucia, il ringraziamento per averlo salvato, lo portò a fare un voto: quando sarebbe nata sua figlia, sarebbe diventata Priorissa».

«Dopo la nomina andavamo a pulire la cappella in cui è conservato il simulacro della santa - ricorda s’Oberaja Angela Sotgiu - siamo sempre state insieme, in quel periodo eravamo più affiatate e con noi c’erano le mamme a darci una mano nei preparativi». «Avevamo addobbato la chiesa con i fiori e le rose che ci venivano donate dai giardini delle case di Nurachi  - aggiunge Maria Rosaria Cuozzo, l’altra Oberaja -  e in più avevamo scelto i garofani rossi. Facevamo a mano i dolci che si vendevano ad offerta per poter comprare i garofani». 

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