Il prossimo 2 febbraio in Cassazione potrebbero riaprirsi i giochi nella vicenda giudiziaria sulla morte di Brigitte Pazdernik, la donna di origine tedesca ritrovata senza vita a ottobre 2018 nelle acque di Su Pallosu. Ma soprattutto potrebbe esserci una svolta per Giovanni Perria, il marito 81enne della donna condannato in primo grado a 24 anni per omicidio volontario e in Appello a 8 anni per induzione al suicidio.

Dal verdetto della Corte d’Assise d’Appello di Cagliari, che a novembre 2021 ha ribaltato pena e capo di imputazione, si riparte. Quella sentenza è stata impugnata prima dalla difesa poi dalla procura generale.

L’avvocato difensore Antonello Spada ha da sempre sostenuto l’innocenza di Perria, insistendo sull’ipotesi del suicidio ricordando che la stessa Brigitte aveva confidato alla migliore amica l’intenzione di farla finita. Una tesi poi accolta dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Cagliari secondo cui Brigitte sarebbe entrata in acqua da sola ma sarebbe stato il marito a portarla al mare quella sera di vento e pioggia del 10 ottobre 2018, dopo un’accesa discussione nella casa di Narbolia. Ma non l’avrebbe uccisa, da qui la modifica del capo di imputazione. Secondo l’avvocato Spada però questo cambiamento in qualche modo ha leso il diritto di difesa perché se si fosse partiti con l’accusa di istigazione al suicidio la linea difensiva sarebbe stata differente.

La Procura generale invece insiste sulla responsabilità di Giovanni Perria perché, come aveva sostenuto in Aula «anche l’abbandono in mare è un omicidio». Secondo l’accusa, il marito è un uomo autoritario che aveva grande ascendente sulla moglie tanto da riuscire a convincerla ad entrare in acqua e a lasciarsi morire in mare.

Tutto sarebbe partito dall’ossessione del marito per un tradimento della moglie (con il fratello) risalente a 40 anni prima. E proprio nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 2018 quel rancore sarebbe esploso.

Il prossimo 2 febbraio la Corte di Cassazione potrebbe rigettare i due ricorsi e confermare la sentenza della Corte d’Assise d’Appello. Oppure potrebbe accogliere il ricorso della difesa e retrocedere il procedimento alla fase Gup; un’altra possibilità è che venga accolto il ricorso della Procura e a quel punto verranno rimandati gli atti in Corte d’Assise d’Appello per la rideterminazione della pena per l’accusa di omicidio. Infine la Corte potrebbe pronunciarsi per un’assoluzione.

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