I segni dell’onda nera sono scolpiti sull’altare del Montiferru. I germogli della resilienza arborea hanno attenuato solo in parte il colore cupo che tre anni fa ha sfregiato la terra a ridosso della Planargia. I danni, ripagati poco, in parte e in ritardo, sono segni indelebili di una fiamma ossidrica che ricorda quei giorni nefasti che hanno stravolto il cuore verde di questo lembo di Sardegna. Sta facendo tutto da sola la natura, curando le ferite malvagiamente inferte da mani criminali e da un abbandono perenne di foreste e pascoli, quasi che il grande piano del “degrado” fosse il vero traguardo finale. Qui, nella terra del vulcano spento di Monte Urtiga, cinque metri oltre i mille di altitudine, si domina il proscenio, da Sindia a Suni, da Macomer a Scano di Montiferro, da Cuglieri a Narbolia.

Scorpacciata eolica

È in queste pendici che si sta per consumare il nuovo assalto, questa volta a colpi di pale eoliche protese per oltre 200 metri sul cielo di “Crastu Furones”, l’epicentro della grande scorpacciata che multinazionali e società da quattro soldi hanno apparecchiato nel silenzio complice dei Palazzi. Basta guardare la mappa ufficiale, quella della Soprintendenza incaricata di valutare la valanga di progetti che si è riversata come un’alluvione eolica sull’entroterra del Marghine, a un tiro di schioppo dal grande Nuraghe di Santa Barbara a Macomer, per comprendere l’entità del misfatto.

Progetti milionari

Non progetti così per dire, non minacce eoliche generiche e allarmistiche come qualche parvenue della moderna speculazione vorrebbe far credere. Quelli presentati al Ministero per la “svalutazione” ambientale sono faldoni di carte, costati centinaia di migliaia di euro, lautamente pagati a progettisti il più delle volte provenienti dal sottobosco politico, in cerca di briciole e prebende dispensate impunemente, di qua e di là, dai signori del vento. Progetti di multinazionali vere che non si divertono a presentare carte dorate senza la certezza di poter contare su addentellati ben disposti a cedere autorizzazioni e incentivi per il loro piano di invasione.

Paesaggio industriale

Nell’eremo del Montiferru i progetti presentati sono ben altro che un’invasione. Si tratta di una carneficina sconfinata di paesaggi, di monumenti, nuragici e naturali, di un territorio che, secondo i tutori dei Beni Culturali del Ministero competente, si sta trasformando da paesaggio fortemente identitario in un “paesaggio industriale”. La mappa, che la Soprintendenza fotografa nel documento ufficiale che pubblichiamo, rappresenta solo una parte, già rilevantissima, dell’ingordigia che si vorrebbe consumare su quei crinali traguardati da fiamme e mercimonio a buon mercato, con “plusvalenze” più da totocalcio che da rendite catastali maggiorate dal vento del Montiferru.

Valanga di pale & affari

I progetti depositati al Ministero dell’Assalto eolico della Sardegna registrano un dato inconfutabile, verificabile perché pubblico, dove emergono in un raggio di qualche chilometro la bellezza di ben 11 progetti, tutti altisonanti con nomi e cognomi di società di Stato e agenti stranieri in trasferta in terra di ulivi e Malvasia. Il quadro d’insieme è quello di 900 megawatt, energia sufficiente per quasi un milione di persone, a fronte di un territorio che non conta più di 20.000 abitanti. Alla faccia delle norme comunitarie che impongono il criterio della “prossimità”, la vicinanza assoluta tra la produzione e il consumo delle “rinnovabili”. Sono i progetti agli atti che dovrebbero far comprendere che questi signori del vento non scherzano. Nessuno è disposto a fare un passo indietro pur di “appropriarsi” di una porzione dello spazio del Montiferru, per affettare aria e incassare incentivi milionari. Progetti scanditi da potenza, numero di pale, comuni interessati e società.

La mappa dell’assalto

Una mappa che non lascia scampo: si tratta di un assalto senza precedenti a questa terra martoriata da incendi e disincanto. Gli undici progetti sono la fotografia del rischio imminente, visto che il Ministero della Sicurezza energetica se ne frega dell’inutile moratoria varata dalla Regione. Centoquarantasette pale, le più grandi, quelle da oltre 6 megawatt l’una, altezza dichiarata nei progetti oltre i 200 metri.

I progetti

Ecco dove e chi è pronto a devastare la terra ferita, prima dalle grandi fiamme, ora dalle pale eoliche, che i signori del vento puntano a piazzare tra il Montiferru, il Marghine e la Planargia:

1) "Scano-Sindia" - 336 megawatt – 56 pale -Sindia e Scano di Montiferro - VCC Scano Sindia S.r.l.

2) "Sindia" - 78 megawatt – 13 pale - Sindia, Santu Lussurgiu, Borore, Scano di Montiferro e Macomer - Enel Green Power

3) “Suni” - 31 megawatt - 5 pale - Suni, Sagama, Scano di Montiferro, Sindia e Macomer Wind Energy Suni

4) "Crastu Furones" - 73 megawatt - 12 pale - Scano di Montiferro e Sindia -. VCC Oristano 2

5) "Parco eolico di Suni" – 60 megawatt - 10 pale - Suni, Sindia, Sagama e Tinnura -Infrastrutture S.p.a.

6) “Suni 2” - 42 megawatt - 7 pale – Suni e Sindia - ORTAENERGY 9 S.r.l.

7) “Seneghe - Narbolia” – 75 megawatt - 9 pale - Seneghe, Narbolia, San Vero Milis, Zeddiani, Siamaggiore e Solarussa - Sorgenia Renewables

8) “Bauladu - Paulilatino” 70,80 megawatt 11 pale - Sorgenia Renewables

9) “Sindia - Macomer” 43,4 mw - 7 pale -Sindia e Macomer - Wind Energy Sindia

10) "Macomer 2"- 48 megawatt - 8 pale - Enel Green Power Italia

11) "Monte Rughe” - 64,8 megawatt - 9 pale località "Monte Rughe" Pozzomaggiore – Regione Valle d’Aosta.

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