«Per risolvere i problemi della sanità serve un gesto eclatante. Tutti i  sindaci della zona  dovrebbero dimettersi e consegnare la fascia tricolore al Prefetto. Sono loro i primi baluardi e difensori dei cittadini che  hanno diritto ad una dignitosa  assistenza di base che ora non hanno». L'ex sindaco di Abbasanta Nando Pinna, 84 anni portati bene, autore di tante importanti  battaglie in passato per il territorio,  non è  persona che le manda sempre a dire o usa giri di parole.

«Per guarire la sanità sarda ci vorrebbero un generale e tanti colonnelli, altrimenti non se ne esce». È parecchio arrabbiato mentre racconta la disavventura di una sua  conoscente, che martedì sera  ha atteso ben 5 ore (dalle 16 alle 21) di essere visitata dal dottor Franco Cortese medico di base (ma pensionato) con ambulatorio ad Abbasanta che sostituisce la titolare Marta Porcu. «Non è certo colpa del medico – evidenzia Pinna -  anzi bisognerebbe fargli un monumento visto che dopo le 21 doveva ancora visitare un bel numero di pazienti. Un compito arduo che a me pare impossibile svolgere bene e in serenità, considerato che dopo aver visto 40 persone non credo potesse essere lucido e  svolgere bene il proprio lavoro».

Da qui, allora,  la forte critica nei confronti della Asl che ha  pensato di aumentare a 1800 il massimale dei pazienti  al fine di  compensare la cronica mancanza di medici, caricando i sanitari di un aumento notevole di impegno. «Stiamo parlando di persone – sottolinea - che hanno problemi di salute, non si  può ragionare con i numeri e avere magari  i minuti contati per le visite e fare le diagnosi corrette. La qualità della prestazione dove va a finire? Questo non succede a Cagliari dove ci sono 350 medici, qualcosa non  torna».

Rincara la dose, conoscendo molto bene la situazione e i disagi, Peppino Canu, medico di base e segretario provinciale del sindacato Fimmg. «Non sono pochi i  medici costretti a ricevere sino a tarda notte - denuncia Canu - è una situazione insostenibile e i vertici della Asl non danno risposte. Nel Barigadu c’è un intero territorio senza assistenza di base. E la situazione è destinata a peggiorare – avverte Canu -. I giovani laureandi non sono attirati da diventare medici di famiglia e bisogna trovare delle soluzioni concrete  affinché lo diventi».

© Riproduzione riservata