Quando le sue condizioni di salute si sono fatte più gravi ha voluto che le sue ultime volontà venissero messe nero su bianco. Disposizioni per dividere l’eredità, ma anche per saldare i suoi debiti che c’erano, nessuno lo nega, anche se «non si trattava di cifre mastodontiche». La queer family di Michela Murgia, la scrittrice sarda morta di tumore lo scorso agosto, affida la sua voce alle pagine de La Repubblica, per fare chiarezza su quanto scritto da La Verità, in merito all’ultima «sfida» dell’autrice, quella con il fisco. Intanto è scattata l’ipoteca sulla casa di Cabras, attualmente abitata dalla madre, Costanza Marongiu.

Alessandro Giammei, uno dei “figli d’anima” della Murgia che ora si trova – con gli altri – a gestire il lascito della madre rompe il silenzio sul caso, per evitare speculazioni e problemi di ogni genere: «L’idea che lei avesse dei contenziosi o addirittura delle sfide con lo Stato e con il fisco mi sembra una grande esagerazione. La situazione è più banale. Michela come tutti sanno è stata molto male negli ultimi due anni e ha dovuto sostenere spese importanti sia per la sua situazione medica sia perché ha voluto comprare una casa stabile a Roma invece di continuare a stare in affitto. L’unica altra casa che Murgia ha posseduto è a Cabras, una piccola casa che però aveva dato alla mamma, che ne aveva bisogno, ed è lei che ci continua ad abitare e ne ha l’usufrutto».

L’immobile – come spiegato dal testamento – andrà a Giammei solo dopo la morte della madre, per essere «venduta e la liquidità usata per soddisfare ogni necessità, con particolare riferimento alle situazioni debitorie». Indiscussa la volontà degli eredi di sistemare ogni cosa lasciata in sospeso. «Quel che spezza il cuore – spiega il figlio al quotidiano romano – è che sono situazioni che Michela avrebbe risolto benissimo da sola se fosse stata bene: aveva un piano con la sua commercialista. Credo abbia sofferto nel rendersi conto che non ci sarebbe stato il tempo e nel sapere che avrebbe dovuto chiedere a noi questo aiuto burocratico finale».

(Unioneonline/v.f.)

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