"Imparai dalla grazia di Dio che devo rimanere fermamente nella fede e quindi devo credere saldamente che tutto finirà bene".

È il pensiero della mistica Giuliana di Norwich che apre la pagina Facebook del Monastero di Santa Chiara di Oristano. Un messaggio di speranza che in queste settimane molto pesanti e complicate per il mondo intero arriva dalla comunità di clausura di Oristano, sette monache che vivono le difficoltà alle quali sono chiamate tutte le persone all'esterno. "Percepiamo anche noi, che pure siamo sempre nel nostro monastero, la grave situazione creata dal Coronavirus" dice suor Caterina Quartu. "Siamo blindate, ancora di più".

La voce arriva dall'altra parte della ruota, il canale che mette in comunicazione le suore di clausura con il mondo esterno. Quelle parole pronunciate da una monaca che trascorre le sue giornate in convento senza uscire (se non per motivi di salute) danno l'idea della situazione eccezionale che stiamo vivendo: si esce solo per ragioni inderogabili. E tutto questo viene, naturalmente, percepito anche dalla comunità oristanese delle suore di Santa Chiara. Donne straordinarie che vivono nel monastero medievale di via Santa Chiara e lo mantengono vivo.

La chiesa delle Serve del Signore e della Vergine di Matarà (Foto L'Unione Sarda - Patrizia Mocci)
La chiesa delle Serve del Signore e della Vergine di Matarà (Foto L'Unione Sarda - Patrizia Mocci)
La chiesa delle Serve del Signore e della Vergine di Matarà (Foto L'Unione Sarda - Patrizia Mocci)

I sacchetti pieni di cibo e beni di prima necessità arrivano dalle persone affezionate a questa comunità di donne che hanno scelto la clausura: si bussa e si entra nel parlatorio piccolo. La spesa viene, così, sistemata nella ruota in legno, che gira e che consente di avere le offerte dall'esterno.

Senza alcun contatto, nemmeno visivo, con le persone che si recano, ora meno di frequente. "In questi giorni, soprattutto all'inizio delle restrizioni, abbiamo avuto poche visite perché non si può uscire liberamente", spiega suor Caterina, 45 anni originaria di Abbasanta. "Poi in tanti si sono resi conto che potevamo avere bisogno di cibo e beni di prima necessità e si sono fatti avanti".

Un momento difficile: "La gente non è abituata a stare a casa. Ora viviamo la vita più lentamente, non abbiamo la possibilità di vedere nessuno, dobbiamo preservarci". È una misura di difesa, visto che in convento solo due delle sette monache hanno meno di 50 anni; delle altre cinque la più anziana ne ha 85 e la più giovane 73. In questo periodo complicatissimo suor Caterina trova anche i lati positivi: "C'è più spazio per i rapporti personali, anche solo al telefono. E c'è più tempo per pensare a se stessi, a come abbiamo vissuto, a ritrovare ciò che abbiamo perduto. Con una lezione: facciamo tesoro di questo quando tutto questo passerà, non si deve pensare: pericolo scampato, voltando pagina".

A pochi metri di distanza, c'è un altro convento di clausura: da un anno nel monastero che in passato ha ospitato le suore cappuccine vivono le serve del Signore e della Vergine di Matarà: anche loro vivono in clausura. C'è l'immancabile ruota e accanto una finestrella dalla quale, a debita distanza, si affaccia la superiora con un sorriso contagioso, anche in questo momento complicato. La ruota gira e porta in convento la spesa mandata dalla Provvidenza che ha il volto delle persone affezionate a queste donne che hanno lasciato il mondo esterno per dedicarsi alla preghiera e al lavoro nel monastero. "La chiesa è aperta perché le persone vogliono pregare" dice suor Maria dell'Armonia, brasiliana di 35 anni. "Abbiamo messo da parte i banchi e sistemato le sedie in modo da lasciare le distanze di sicurezza. La preghiera è importante e in tanti vengono senza affollare la chiesa. Anche se in questo periodo non è possibile celebrare la messa".

Pregano le suore di clausura, per i medici e i volontari, gli anziani e per i tantissimi volati in cielo. "Ce la faremo" dice suor Caterina, «lo ripetono anche le sorelle più anziane che hanno vissuto la Grande guerra, ma anche altri periodi difficili. Supereremo anche questo". Il tono della voce non lascia spazio a incertezze: un messaggio di ottimismo che vogliamo accogliere con la speranza che tutto davvero andrà bene.
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