Corridoio Kutuzov, piano terra, quello meno nobile del Palazzo d’Inverno. L’androne, anonimo e spoglio, al cospetto di ricami d’oro e stucchi opulenti delle grandi sale barocche e rococò, è un budello marginale e nascosto nel più grande dei Musei della Russia imperialista, quello dell’Ermitage, nella città di Vladimir Putin, San Pietroburgo. E del resto la dedica di quell’anfratto museale è riservata ad un modesto generale del Settecento, Michail Illarionovič Kutuzov, figlio dell’epoca degli Zar di Russia. Un cunicolo, se raffrontato alla magnificenza dell’insieme e alla “grandeur” sovietica di uno dei musei più importanti al mondo.

Il sequestro del Gigante

Se avesse potuto quel “Gigante guerriero”, spedito coattamente dal sottosuolo di Mont ‘e Prama nelle gelide steppe della Russia, se ne sarebbe ritornato a Cabras senza nemmeno salutare. Non è stato possibile. Lo hanno caricato su una cassa e trasportato, senza troppi convenevoli, in quella che fu sino al 1991 Leningrado, la città più comunista e culturale dell’Unione Sovietica. In terra sarda se n’è saputo poco o niente. Solo qualche comunicato sobrio, poche immagini. Del resto c’era poco da festeggiare. Quel viaggio in piena pandemia ad ottobre del 2021, costato l’iradiddio, era stato propagandato da anni come una grande operazione di marketing. Per un attimo, invece, non si è trasformato nel primo sequestro bellico di un Gigante di Mont ‘e Prama nell’era dell’invasione russa dell’Ucraina. La missione sarda in quel di San Pietroburgo si è miracolosamente conclusa il 22 gennaio scorso, appena un mese prima dell’avvio dell’operazione “speciale” di Putin in terra straniera.

L’androne per 16

Ad annullare anche i meno lusinghieri effetti di quella gita collettiva in terra di Putin non è stata, però, solo la guerra. Basta vedere le immagini dell’inaugurazione per comprendere che le conseguenze di quella costosissima missione sarebbero stati solo gli aggravi per le casse pubbliche. In quell’androne-astanteria, il Gigante, tremila anni di storia, è stato posizionato su di un trabattello da cantiere, davanti ad una delle 1.786 porte del Museo, nella soglia mai varcata di una delle 1500 sale, tutte vietate al guerriero di Mont ‘e Prama. Ad assistere all’inaugurazione sedici persone di numero. Dodici erano sarde. Bobore, Larentu, Efis, Cabillu, Compoidori e Segundu, i sei Giganti rimasti a Cabras, non avranno, dunque, niente da invidiare al cospetto dello sfortunato guerriero spedito nella terra di Putin. Loro una casa, per adesso, ce l’hanno. Piccola e stretta, ma pur sempre possono traguardare le colline di Mont ‘e Prama, al di là dello Stagno di Cabras. Per il resto, però, anche i Giganti, pugilatori, arcieri e guerrieri, rimasti in terra di Sardegna non hanno niente di che bearsi. Quando verranno a sapere che quel viaggio in Russia, con passaggio a Berlino, Salonicco e tra qualche settimana a Napoli, è costato molto di più di quanto negli ultimi dieci anni è stato speso nella loro dimora naturale di Mont ‘e Prama avranno più di un sussulto.

Soldi & vacanze

Di somme, di soldi pubblici spesi in queste missioni stile vacanze, non se ne può parlare. Cercare atti amministrativi che dichiarino chi ha speso, e quanto, è impresa ardua, se non impossibile. Tutti i siti online preposti alla trasparenza amministrativa si dichiarano inaccessibili o privi di contenuti. Se chiedi notizie anche alle fonti più riservate ti risponderanno che di quei conti se ne occupa la rendicontazione europea. L’unica possibilità è, dunque, la blindatissima cassaforte dei fondi che l’Europa destina alla Sardegna. È lì che si trova la mappa del tesoro dei viaggi, formato “Giganti”, in mezzo mondo. La scheda del progetto ha il nome altisonante: “Mostra internazionale itinerante - “Mediterraneo: la civiltà millenaria e nuragica della Sardegna a San Pietroburgo e dintorni”. L’acronimo del progetto è Heritage Tourism. A finanziare l’operazione è nientemeno che il Fesr 2014/2020 – Azione 6.8.3. A gestire il tutto, progettazione e realizzazione, è una società specializzata. A pagare la missione in Russia è per buona parte l’Europa, la stessa delle sanzioni a Putin. L’area geografica d’intervento per la promozione è circoscritta: San Pietroburgo – Berlino – Salonicco – Napoli.

Lo scantinato d’oro

L’obiettivo di questa mostra, in quella sorta di “scantinato” dell’Ermitage, è l’immagine a livello internazionale della Sardegna. Tutto in antitesi alla lezione del Sardus Pater della Civiltà Nuragica. Giovanni Lilliu, infatti, più di una volta aveva esortato a “non dividere” mai i Giganti, perché, spiegava, rappresentano un insieme statuario unico e inseparabile. Portare in giro, a suon di milioni di euro, un Gigante confligge sia con la storia che con l’imponenza dell’insieme statuario di Mont ‘e Prama. Un Gigante a spasso per San Pietroburgo, per il Museum für Vor-und Frühgeschichte di Berlino o il Museo Archeologico di Salonicco è comprensibilmente una grave “diminutio” della grandezza della Collina di Mont ‘e Prama.

4 viaggi da 350.000 euro

Le carte in nostro possesso, che pubblichiamo, sono esplicite: il budget per l’operazione Vacanze Giganti è di 1.433.500, un milione e mezzo di euro per 4 trasferte, 360 mila euro per ogni viaggio. Il report riporta persino le quote di finanziamento: il 50% lo paga l’Europa anti Putin per spedire il Gigante in Russia, il 35% lo versa lo Stato e il 15% la Regione sarda che alla fine eroga i fondi per l’operazione. La cifra è uno schiaffo in faccia a quei miseri 43 mila euro stanziati per l’ultimo scavo propagandato come grande operazione Mont ‘e Prama. In pratica per quello scavo “mirato” si è speso il 3% di quanto è stato “dilapidato” per far viaggiare Gigante e comitiva da San Pietroburgo a Napoli, passando per Salonicco e Berlino.

Elemosine a Cabras

Nemmeno sommando i fondi del progetto scavi Arcus, alla fine poco più di 600 mila euro, e gli altri 3 microstanziamenti di appena 45 mila euro effettivi, si raggiunge la metà di quanto è stato speso per il viaggio vacanza del Gigante. Certo si potrà dire che quelle “missioni” hanno promosso il patrimonio di Mont ‘e Prama. Peccato che se uno qualsiasi di quei turisti dovesse arrivare su quelle colline troverebbe solo una landa desolata, con scavi che avanzano al ritmo del più lento dei pachidermi di Stato. Non fa ben sperare nemmeno per quel cantiere del Museo-dimora unitario dei Giganti finanziato ormai da quasi dieci anni, confinato ad un’eterna incompiuta. Il cantiere dell’ampliamento del Museo di Cabras, destinato ad accogliere tutte le statue rinvenute nelle colline del Sinis, è un fantasma. Il cartello dei lavori è eloquente: i tre milioni tanto decantati sono diventati un milione e 778 mila euro. Il bando dei lavori era stato pubblicato la bellezza di 5 anni fa: il 24 marzo del 2017. Secondo le condizioni d’appalto i tempi di realizzazione erano stati fissati in duecentosei giorni, visto che l’impresa si era impegnata, conquistando un punteggio superiore nell’aggiudicazione, a ridurre di 90 giorni i tempi di esecuzione.

Museo, quasi un viaggio

La delibera di affidamento è del 14 novembre 2018. Con un ribasso d’asta del 15,8% l’appalto è diventato di un milione e 472 mila euro, quasi quanto il viaggio a San Pietroburgo e dintorni. La data di fine lavori è incisa nel cartello d’ingresso nel “cantiere fantasma” di Cabras: 22 gennaio 2022. Lo scheletro di quel museo è desolatamente vuoto, l’area circostante abbandonata e deserta. Nemmeno un operaio lavora su quel telaio fermo da tempo, nemmeno un muro, nemmeno un tetto. Tutto desolatamente bloccato. Certamente doveva essere già bello che finito. Dall’avvio dell’appalto sono passati più di cinque anni e qui tutto langue. Scuse non ne mancheranno, dal Covid alla guerra. Un dato è inconfutabile: i viaggi d’oro, milionari e per pochi, non si sono mai fermati. Qui, nell’unica vera terra dei Giganti, negligenza e misfatti negano il diritto alla Storia, quella di Mont ‘e Prama.

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