I palloncini bianchi lanciati in volo e un applauso interminabile fra le lacrime di una incredibile folla hanno salutato  questo pomeriggio l'uscita dalla Parrocchia della bara bianca di Gabriele Pinna, il giovane judoka ghilarzese  di 18 anni stroncato da una meningite fulminante.

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Ad avvolgere  il feretro il  kimono e  la maglia da gara,  la cintura nera  e una foto che lo ritrae felice sul podio. Prima dell'ultimo viaggio verso il cimitero,  i coetanei della leva 2006 hanno letto dall'altare, e  fra i singhiozzi,   alcuni pensieri  ricordando la sua dolcezza, i valori in cui credeva, i sogni e un futuro che sarebbe stato luminoso. 

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Il parroco, padre Paolo Contini,  ha  cercato di trovare le parole adatte  per alleviare il dolore senza limiti dei genitori Raffaele e Rosalba, del fratello Nicolas, della fidanzata Erika.  «Perché? Perché?», ha esordito Padre Paolo, «questa è  la domanda che abita oggi  la nostra mente. Siamo qui addolorati», ha soggiunto, «ma non disperati,  perché Gabriele non morirà mai e  siamo uniti  in forza all'amore che lui ci ha dato».

Dal  vangelo del Magnificat di Luca,  il sacerdote ha ricordato «come  davvero Dio ha fatto  grandi cose per la vita di Gabriele  e ne ha donato agli altri». Una importante è la sua stessa nascita,  il 22 giugno 2006, per consentire ai genitori  di abbracciarlo come figlio».  

E poi quasi come parlasse Gabriele ha aggiunto: «Io  sono felice in cielo perché ho vissuto una splendida vita». Fuori dalla chiesa parrocchiale il padre Raffaele ha abbracciato il gruppo degli atleti e i maestri Paolo Scanu e Rosario Medde  della società di Abbasanta nella quale Gabriele era tesserato. Tutti con la tuta sociale, alla  pari di tantissimi judoka arrivati da ogni parte dell’isola per tributare l’ultimo omaggio a un campione sfortunato andato via troppo presto.  

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