Ora che l'acqua si è ritirata è possibile fare la conta dei danni a Fordongianus, dove il sito archeologico e i bagni termali sono stati invasi da acqua e fango.

Dalla diga di Pranu Antoni sono arrivati anche 500 metri cubi d'acqua al secondo. Tutta la parte frontale dell'area archeologica è stata invasa, l'acqua è arrivata a circa 80 centimetri dalla chiusura delle arcate.

Qualcosa che non si vedeva dal 1992, osservano al sito archeologico.

Il comune ha già dichiarato lo stato di calamità. E non solo per i danni alle terme, ma anche per quelli - molto ingenti - alle campagne. Ora chiede di non essere lasciato solo dalla Regione.

"Questa è una situazione che ci troviamo ad affrontare da soli. Noi chiediamo lo stato di calamità, e così facendo speriamo che ci arrivi un aiuto. Ma lo facemmo anche nel maggio 2018 e poi, nei fatti, ai comuni non è arrivato nulla", afferma il sindaco Serafino Pischedda.

Nei prossimi giorni ci sarà un sopralluogo della Soprintendenza per valutare i danni al sito archeologico, per cui già c'è un progetto per i lavori di restauro. "A breve interverremo - spiega il sindaco - ma a questo punto dovremmo concentrarci su parti diverse rispetto a quanto previsto inizialmente".

(Unioneonline/L)
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