A Santa Giusta ancora non ci credono. Nessuno può pensare che Giorgio Scanu, 65 anni dei quali la metà trascorsi nel centro dell’Oristanese, sia stato così brutalmente ucciso, linciato da una folla inferocita di 600 persone che l’ha distrutto a sassate e colpi di bastone in Honduras, dove si era trasferito.

E nessuno può credere alla versione fornita dalla polizia locale, e cioè che il folle gesto sia arrivato dopo che Giorgio aveva ucciso un vicino di casa.

Giorgio Scanu era nato a Donigala, una frazione vicina a Santa Giusta, si era spostato di qualche chilometro. Poi un primo matrimonio durato pochi mesi, giusto per veder nascere un figlio, e un lavoro come tecnico di telefonia. Poi alla Sirti, società che eseguiva appalti per Telecom Italia, è arrivata la crisi e la cassa integrazione, e lui ha ricevuto da Deutsche Telekom la proposta di trasferirsi in Centro America. Da lì la scelta di fare le valigie e partire.

Era anche un buon giocatore di pallone Giorgio, come lo ricordano proprio a Santa Giusta: lo chiamavano "terrore” perché “in campo era deciso, gli attaccanti avversari giravano al largo”. Ma “se in campo era duro, roccioso”, ricordano gli amici, “nella vita di tutti i giorni era una gran bella persona, un ragazzo assolutamente normale, di grande compagnia.

A Donigala vive ancora un fratello, a Cabras una sorella, ma nessuno si è fatto vedere nelle ultime ore.

Sempre secondo gli amici, che ancora poche settimane fa avevano avuto modo di sentirlo al telefono, i primi anni da emigrato erano stati duri, con trasferte lunghe e sedi disagiate, ma ormai nell’Honduras si era rifatto una vita, con un nuovo matrimonio e due figli.

Nel 2005 qualche settimana di vacanza in Sardegna e la tentazione di tornare, ma poi la scelta di restare là dove si era costruito una nuova famiglia. Fino al tragico epilogo, su cui ora occorrerà fare chiarezza.

(Unioneonline)

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