«Perché lei ora non c’è più? Perché è successo? Come potevamo prevederlo? Ma soprattutto, cosa possiamo fare affinché tragedie come queste non riaccadano?».

È passato poco più di un anno da quel 18 febbraio 2023. Un anno da quell’evento che ha colpito e sconvolto la coscienza collettiva di tutta la Sardegna: Chiara Carta, tredicenne di Oristano, veniva uccisa da sua madre. Da quel giorno le domande che si sono posti i familiari, gli insegnanti, i compagni di classe e gli amici di Chiara sono tante. E in prima fila, nel transatlantico del Consiglio regionale, a Cagliari, c’erano tutti, per provare a dare delle risposte: il padre Piero, con i parenti e gli amici, gli insegnanti, il preside, i compagni di scuola, le istituzioni, il sindaco di Oristano Massimiliano Sanna, la procuratrice presso il tribunale dei minori di Sassari Luisella Fenu, la presidente della Fidapa Oristano Pupa Tarantini. 

L’occasione era la presentazione del volume “Chiara, una vita oltre la vita”, a cura della garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Carla Puligheddu.

Un libro che ha provato a trasformare uno straziante dolore in qualcosa di utile: “Dopo il trauma, una comunità si mette in ascolto dei suoi ragazzi per tutelare i loro diritti” si legge nella copertina. 

In Italia, negli ultimi 20 anni, i casi di figlicidio sono stati 535. Puligheddu, partendo dalla tragedia di Oristano, ha ideato un percorso che mette al centro i diritti dell'infanzia, a cominciare dal fondamentale diritto all’ascolto, che prende il nome proprio di “Progetto Chiara”.

L’emozione è palpabile, nell’aula dell’Assemblea legislativa, che si è fatta sede di un evento di “rinascita per la piccola Chiara” e per tutte le giovani vittime.  

«Un lavoro corale, quello che si sta facendo in tutta la Sardegna dopo quel 18 febbraio», spiega Puligheddu. «Il suo ricordo e la sua anima sono qui con noi, oggi e sempre, per ispirare impegno costante per i diritti dei minori e per un maggiore ascolto e sensibilizzazione da parte degli adulti. Il progetto vuole uscire dai confini di Oristano, coinvolgendo le scuole su un tema cruciale: l’importanza di offrire agli adolescenti gli strumenti per essere protagonisti del loro futuro».

Scuola, famiglia e istituzioni devono lavorare in sinergia, si è detto, affinché i segnali non vengano trascurati e si possa intervenire preventivamente in situazioni di difficoltà familiare. «È un momento storico in cui assistiamo all’emergere di fragilità sempre più marcate nei giovani adulti, sofferenze interiori che gridano aiuto e in età sempre più basse», spiega Fenu. 

La difficoltà quindi è nell’ascolto, ma è anche generata da una chiusura, sempre più pronunciata in bambini e adulti «che non riescono ad aprirsi, neanche con i coetanei, e tanto meno con genitori e professori», continua la Procuratrice. Cosa si può fare, allora? «Le famiglie non sono sostenute nella genitorialità, è necessario che la sanità territoriale e tutto il sistema focalizzi l’attenzione sulla prevenzione», conclude la Garante Puligheddu. «Ho un desiderio che spero si traduca presto in realtà: vorrei costituire la “consulta della garante”, fatta dai minori di varie scuole della Sardegna. In questo modo, quando andrò a parlare con gli interlocutori politici, potrò portare la loro voce». 

Le sfide educative sono sempre più grandi, così come le sofferenze che i ragazzi portano nei loro corpi, per questo è importante riconoscere che è solo nell’alleanza di tutti i soggetti di un territorio che si può trovare una strategia efficace per fornire ai giovani gli strumenti giusti per comprendere, profondamente, che, come scrive nel libro Massimiliano Sanna, «la violenza non deve prevalere sulla tenerezza». 

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