"A Massama mancano le assistenti sociali e la insufficienza di agenti carcerari influisce su tutte queste attività, legate al recupero del detenuto. Abbiamo incontrato anche Cesare Battisti che si è lamentato solo delle zanzare: non è abituato a questo clima. Va ricordato che è stato lui a scegliere il carcere di Massama".

Sono le parole del garante comunale Paolo Mocci in visita durante il Ferragosto al Carcere oristanese di Massama con i componenti dell'osservatorio delle Camere penali isolane.

La delegazione ha fatto visita alla Casa circondariale dove sono rinchiusi 270 detenuti. Insieme a Paolo Mocci, erano presenti Matteo Angioli e Tania Felice del partito Radicale, Maria Rosaria Manconi e Anna Maria Uras, Maria Teresa Pintus, Franco Villa e Michele D'Agostino delle Camere penali dell'isola, oltre a Francesco Pitirra, del comitato studenti universitari.

La delegazione in visita al carcere di Massama (foto L'Unione Sarda - Elia Sanna)
La delegazione in visita al carcere di Massama (foto L'Unione Sarda - Elia Sanna)
La delegazione in visita al carcere di Massama (foto L'Unione Sarda - Elia Sanna)

La delegazione ha voluto visitare la struttura carceraria per richiamare l'attenzione delle Istituzioni sulle molteplici problematiche del sistema carcerario e sulle croniche disfunzioni. Ma anche per sensibilizzare la società civile sulle condizioni di vita dei detenuti, sulle quali persistono disinformazione e pregiudizi.

A Massama, insieme a circa 80 detenuti comuni, ci sono oltre 170 detenuti classificati "ad alta sorveglianza". Tra loro Battisti, ex primula rossa del terrorismo anni Settanta, arrestato in Bolivia e poi estradato in Italia.

La visita ha avuto poi la finalità, non secondaria, di verificare la situazione dei luoghi di detenzione, le condizioni di vita delle persone ristrette, di accertare la sussistenza di eventuali criticità.

"Ne abbiamo riscontrate diverse di situazioni di criticità - spiega Paolo Mocci - con riferimento agli 80 detenuti comuni: per esempio, per motivi legati alla presenza dei carcerati dell'alta sorveglianza, gli vengono negate le attività di rieducazione, di istruzione, e di lavoro e, non hanno alternative alla mera detenzione. Complessivamente tutti hanno difficoltà alle attività di svago, non partecipano a mostre o conferenze, perché il Comune dopo un primo approccio, non ha più organizzato queste importanti iniziative, che erano state promesse".
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