L'obiettivo è sempre lo stesso: riempire le reti di pesci da vendere porta a porta. Cambia la tattica: adesso gli abusivi utilizzano delle trappole studiate nei minimi dettagli.

Sulle rive dello stagno di Cabras la guerra tra consorziati e abusivi c'è sempre. Anzi: ora è diventata più spietata.

«Prima si accontentavano di rubare pescando dalla barca - precisa Francesco Meli, presidente del Consorzio Mar'e Pontis che gestisce lo specchio d'acqua - ora invece utilizzano i palamiti, portandosi a casa quintali di spigole. Se le forze dell'ordine non ci danno una mano, per noi è la fine».

Il palamito è formato da una grossa lenza alla quale, ad intervalli regolari, vengono inseriti spezzoni di lenza più sottile ognuno con un grosso amo. Come esca viene utilizzato muggine vivo di piccola taglia.

Gli abusivi, e cioè i pescatori che non hanno la licenza per poter lavorare nello stagno, calano la trappola sulle sponde dello stagno fermandola sul fondo con delle grosse pietre. E poi il gioco è fatto.

«Si tratta di una tecnica per catturare le spigole di grosse dimensioni - spiega Francesco Meli - molto spesso il servizio di guardiania riesce a mandare via i "ladri" poco prima che questi azionino la trappola, altre volte però da soli non riusciamo ad intervenire».

Gli abusivi agiscono di notte. Poi poco prima dell'alba ritornano nello stesso punto per prendere il bottino. «Non si tratta di ragazzi che rubano per farsi la giornata - continua Meli - ma di signori di una certa età e in pensione».
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