Il divieto, ormai da  quasi una settimana, di utilizzare l’acqua per uso alimentare inizia a creare un grosso malessere fra i cittadini di Bosa e non fornisce neppure una buona immagine per  la città che sta investendo molto per essere accreditata meta turistica d’eccellenza. Tra la popolazione serpeggia grande  malessere, alla  pari di tanti operatori economici, che da questa situazione stanno subendo danni concreti soprattutto nella qualità del lavoro.

Sui social si è acceso un dibattito tra l’arrabbiato e il colorito, che non risparmia nessuno: Abbanoa, Asl, amministrazione comunale. In attesa che vengano rese note le ulteriori analisi, al  sindaco Piero Casula non resta che confermare i contenuti dell’ordinanza  emanata il  30 giugno.

Decisioni prese dopo le segnalazioni del dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria, che  aveva  comunicato la non conformità ai requisiti minimi per i valori dei parametri stabiliti. L’ordinanza, di  carattere  cautelativo,  vieta l'utilizzo dell'acqua per scopi potabili ed alimentari, mentre sono consentiti gli usi domestici e per l'igiene della persona.

«Siamo ben consci della grave situazione che si è venuta a creare – sottolinea Vincenzo Vadilonga, nella sua doppia vesta di responsabile locale di Ascom e consigliere comunale di maggioranza – Sto seguendo momento per momento l’evolversi della questione, sentendo gli operatori economici che sono più penalizzati. Soffrono in particolare quelli che operano nel settore della ristorazione e i bar costretti a usare solamente acqua dalle bottiglie. Dalle notizie in mio possesso – aggiunge Vadilonga -  la  problematica è in fase di risoluzione, ma non so fornire  al momento i tempi».

Sull’aspetto legato all’ospitalità in chiave turistica si sofferma invece Rosalia Acca, operatrice nell’accoglienza ma pure consigliere comunale di minoranza: «In una stagione balneare che stenta  a decollare nei numeri relativi alle presenze turistiche - evidenzia - l’ordinanza non è certo un bel biglietto da visita e crea enormi difficoltà e disagi a tanti operatori erogatori dei più svariati servizi. Sono trascorsi già sei giorni e non sappiamo quanto ancora dovremo aspettare affinché si torni alla normalità. La domanda che mi viene in mente è chi paga questi disagi? Purtroppo – sottolinea - la risposta è quella di sempre: i  cittadini. Due volte, una in bolletta e l’altra con il sacrificio».

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