Ardauli, chiude la comunità alloggio: preoccupazione e polemiche
Impossibile andare avanti senza stipendi e con spese che superano abbondantemente le entrate delle rette degli utentiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ad Ardauli chiude la comunità alloggio e immediatamente scattano preoccupazione e polemiche. Sul piede di guerra il gruppo di minoranza che ha subito presentato un’interpellanza alla sindaca Tina Fadda, chiedendo la convocazione urgente del Consiglio comunale. Assemblea che la prima cittadina ha convocato per giovedì 3 luglio alle 10, ma nel frattempo il Comune cerca soluzioni tampone. Gli uffici stanno infatti predisponendo gli atti per l’apertura del centro diurno in attesa di procedere con il bando di gara per ridare in gestione la comunità alloggio. E la cooperativa Onoai, che dall’apertura nel 2017, gestisce la struttura assicura che non chiuderà sino a quando per i nove anziani ospiti di “Casa mia” non si troverà una sistemazione.
La presidente Francesca Cocco spiega: «Non potevamo più andare avanti, siamo senza stipendio da sei mesi. Due persone si sono dimesse e in cinque non riusciamo più a coprire i turni. Ora stiamo facendo doppi turni per assistere i nostri ospiti. E non andremo via sino a quando tutti non avranno trovato una sistemazione. Ci siamo subito attivati contattando strutture della nostra provincia e non solo. Non lasceremo nessuno senza una sistemazione».
Impossibile andare avanti senza stipendio con spese che superano abbondantemente le entrate delle rette degli utenti. I consiglieri di minoranza Roberto Putzolu, Bernardino Tatti e Ilaria Carta con l’interpellanza chiedono chiarimenti sulla gestione della comunità alloggio, il cui servizio è stato più volte prorogato sino alla concessione ad un nuovo operatore economico. In particolare, l’opposizione chiede «quali iniziative l'Amministrazione Comunale intende adottare a tutela degli ospiti e dei lavoratori». Ed ancora «quali siano le motivazioni per le quali non è stata espletata la gara d'appalto per l'individuazione di un nuovo operatore». E intanto fa notare come ai familiari degli ospiti è stata recapitata una nota in cui vengono sollecitati a trovare un’altra sistemazione.
All’Amministrazione si chiede inoltre «se ha esercitato la dovuta vigilanza nei confronti della Cooperativa che si occupa della gestione della Comunità Alloggio». La risposta della sindaca non si è fatta attendere. Ha infatti condiviso sul sito istituzionale una nota indirizzata all’intera cittadinanza, “Casa mia” ha sempre rappresentato anche una realtà economica e lavorativa per il paese. Ed è per questo che abbiamo cercato in ogni modo di tenerla aperta”, spiega Tina Fadda. E prosegue: «Negli ultimi anni, ci siamo riusciti solo grazie ai soci e socie della cooperativa, che con profondo spirito di sacrificio, hanno accettato persino di lavorare senza stipendio. Pur di garantire un servizio sociale che celebra il principio di accoglienza. Entro un mese ci sarà la pubblicazione del bando. Permetterà a “Casa mia” di continuare ad essere la casa di tutti gli anziani che ne hanno bisogno».
La sindaca ricorda che il Comune ha partecipato alla programmazione territoriale per completare l’opera già iniziata, aggiungendo altri 8 posti letto. Quindi aggiunge: «Non mi dilungherò illustrando i problemi che la cooperativa ha avuto con l’INPS, che ha perso la causa legale, che viene costretto dal tribunale a legittimare il contratto in essere. Causa che ha comunque creato danni all’immagine della cooperativa. E non racconterò i funambolici giochi di equilibrio fra la presentazione delle domande, i tempi della burocrazia e i repentini cambi di normativa. Ma è giusto che i cittadini sappiano in quali condizioni versa quella che una certa politica considera l’Italia minore. Perché le piccole comunità come “Casa mia” chiudono a causa dell’insostenibilità economica. Condizione che tuttavia ci ha spronati a batterci per aiutarle a livello normativo».
La prima cittadina garantisce tutto l’impegno affinché la comunità alloggio venga aperta al più presto, accelerando tutte le operazioni legate al bando. «In modo che – conclude la sindaca - i nostri anziani possano finalmente “rientrare a casa”. E che gli operatori trovino un lavoro tutelato, rispettoso dei loro diritti, nel pieno riconoscimento dei loro sacrifici».