Hanno curato tutto nei minimi dettagli. C’è la bandiera rossa, il Santo dentro la teca, i corridori con il saio, quello finto naturalmente e persino un fantoccio che rappresenta il parroco. Non sono stati però coraggiosi fino alla fine: le strade infatti le hanno percorse indossando le scarpe a forma di piedi nudi. Forse per evitare polemiche, quelle che però ci sono lo stesso. E non poche.

Pochi giorni fa al carnevale di Bonorva un gruppo di ragazzi ha deciso di mascherarsi da “scalzi”. Quei 900 uomini che a Cabras il primo fine settimana di settembre trasportano il simulacro di San Salvatore correndo a piedi nudi da Cabras all’omonimo villaggio.

Un atto di fede, un voto da sciogliere, un ringraziamento al loro Santo tra fatica e emozioni. Ecco perché nella laguna questa carnevalata non è piaciuta per niente. Su Facebook da ieri in tanti condividono l’imitazione della Corsa degli scalzi con tanto di commenti tutt’altro che benevoli.

Immagini e video che hanno fatto rabbrividire Alessio Camedda, presidente dell’associazione Is Curridoris. Ma anche Monsignor Giuseppe Sanna, parroco di Cabras.

«I corridori e tutta la comunità si rammaricano profondamente nel veder messa in ridicolo quella che per loro è una tradizione sacra - commenta Camedda -. Appare chiaro che queste persone non hanno la benché minima idea di quale sia il significato di indossare il saio bianco benedetto e di accompagnare il Santissimo Salvatore. Dopo aver sentito il parroco di Cabras che ha espresso il suo pieno accordo, condanno come offensivo ciò che è stato fatto. Mi auguro che non venga più ridicolizzato quello che per i corridori e tutti gli abitanti di Cabras è un atto di fede e devozione sentito, in quanto coinvolge intimamente la sfera religiosa e spirituale di ogni singola persona».

E chissà se da Bonorva arriveranno le scuse. 

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