I giudici della Suprema corte hanno avvalorato l'impianto accusatorio e conseguentemente le pene disposte prima in Assise e poi in Appello: trenta anni di carcere a Giovanni Corodda, trenta a Marco Contini, ritenuti gli autori dell'omicidio, e quattordici anni a Federico Meli che nella vicenda ha avuto un ruolo più sfumato.

Era il 31 dicembre del 2010, una giornata sbagliata. Frederic Mondoloni con l'amica Cotaline Tofane e quattro ragazzi francesi decidono di trascorrere qualche ora in un pub nel centro. Una nottata come tante altre, si scherza e si beve. A un certo punto Frederic e gli amici decidono di spostarsi in una discoteca ed è lì, in via Garibaldi che incrociano Corodda, Contini e Meli.

Qualche parola di troppo, un accenno di sfida e infine la rissa bestiale. Calci, pugni. Frederic viene steso, sanguina. Gli piove addosso una transenna di metallo. Secondo i giudici è l'atto che svela la chiara volontà di infierire sul rivale accettando anche il rischio di finirlo. Gli imputati negano con tutte le loro forze: una rissa finita male. I difensori giocano anche la carta dell'omicidio preterintezionale. Niente da fare, non passa e la Cassazione conferma: 74 anni di galera.
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