Tortolì, l'abbraccio tra l'israeliano Maoz e il palestinese Aziz apre la Pastorale del Turismo
Una roadmap per la pace entro il 2030. Lo slogan: “Cercasi speranza”Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Una roadmap per la pace tra israeliani e palestinesi. Entro il 2030. Si è seminata speranza ieri sera alla Pastorale del Turismo a Tortolì. Del resto è lo slogan di questa edizione 2025: "Cercasi speranza". Un abbraccio fraterno tra il palestinese Aziz Abu Sarah e l'israeliano e Maoz Inon ha aperto la kermesse diocesana. A testimoniare che la pace non è impossibile. Sono entrambi due attivisti pacifisti e imprenditori. Entrambi con pesantissimi lutti alle spalle. Hanno sepolto i propri cari e amici a causa di un conflitto che da 70 anni non ha fine, alimentato da odio e vendetta. Come possono un israeliano e un palestinese raggiungere la pace? Lo hanno raccontato ieri all'anfiteatro Caritas di fronte a una platea gremita emozionata e colpita. Nessuna sedia vuota, anzi l'organizzazione ha dovuto aggiungerne altre.
Il tema
La Pastorale a firma della diocesi di Lanusei e Nuoro, organizzata e fortemente voluta dal vescovo Antonello Mura, in questa diciannovesima serata, ha toccato ancora una volta temi di strettissima attualità con uno sguardo universale sul conflitto israelo palestinese. Aziz Abu Sarah e Maoz Inon si sono raccontati in una bella e intensa intervista condotta dalla giornalista di Avvenire Lucia Capuzzi. Hanno parlato di come abbiano scelto la riconciliazione e rifiutato la vendetta. Credendo intensamente in un futuro migliore, ma anche nella ricerca di valori comuni e di come non siano soli, e di come sia presente una coalizione di cittadini israeliani e palestinesi, un movimento pacifista determinato nel creare una strada per la speranza e per la pace. Le storie Il palestinese Aziz Abu Sarah ha raccontato la sua terribile storia, con la perdita del fratello maggiore Tayseer durante la prima Intifada. Dopo un lungo percorso personale ha capito che l'odio lo rendeva solo schiavo ha scelto la via della pace. L'israeliano Maoz Inon ha perso entrambi i genitori, Bilha e Yakovi, il 7 ottobre nell'attacco di Hamas a Israele. La loro storia si intreccia dopo il messaggio di condoglianze ricevuto da Aziz. Diventano non amici ma fratelli, come raccontano.
La domanda
Cosa possiamo fare per la pace? «Abbiamo bisogno di tutti per amplificare le nostre voci: famiglie, amici, c'è un movimento per la pace in Israele e Palestina - ha detto Maoz - Non siamo unici, non siamo soli, ci sono tante persone come noi. Che credono all'uguaglianza, alla giustizia, alla riconciliazione, alla sicurezza e abbiamo bisogno di amplificare le voci, darci legittimità, un palco in cui raccontare le nostre storie. Proprio come questo. Dare legittimità alla pace. La pace non è questione politica, ha a che fare con l'umanità. Ognuno di voi può fare qualcosa per la pace dovunque». Aziz ha raccontato di essere stato in molte zone di guerra teatro di genocidi, massacri: in Colombia, Sudafrica, Ruanda, Irlanda, Vietnam e quello che ha imparato è che «se il mondo guarda e non fa niente come è accaduto in Cambogia, dove un quarto della popolazione è stata assassinata. Tutti abbiamo un ruolo, ciascuno di noi ha potere, azioni, soldi, decisioni per sostenere chi ferma questa atrocità e chiedere conto ai nostri governi. L'Italia è un Paese importante e più è importante più responsabilità ha. E allora - ha esortato - parlatene con i vostri decisori politici e chiedete loro di compiere azioni coraggiose e non solo dichiarazioni che non servono. Quello che succede a Gaza non resterà a Gaza, ha effetti su tutto il mondo, sta cambiando la visione di cosa siamo disposti ad accettare».
In chiusura, monsignor Mura ha rivolto alcune domande agli ospiti. «Due popoli due Stati è una soluzione possibile o solo un'illusione?» ha chiesto il Vescovo. «La nostra missione è raggiungere la pace tra israeliani e palestinesi entro il 2030 - ha detto Maoz - Abbiamo elaborato una roadmap dettagliata a riguardo. Stiamo seguendo la visione dell'Italia e degli altri sei stati fondatori dell'Ue. Chi poteva immaginare nell'estate 1945 che dopo pochi anni l'Italia si sarebbe aggiunta a Belgio, Lussemburgo, Germania e Francia e creato l'embrione che ha portato all'Unione Europea per rendere nemici del passato partner del futuro. Non solo la pace è possibile, ma accadrà». Aziz ha aggiunto: «Se c'è una possibilità di avere due Stati questa è l'ultima occasione per concretizzarla. Questa è la ragione per cui parliamo di 2030, se si continua ad aspettare non ci sarà nessuna palestina da riconoscere».
«Questa è una serata molto desiderata, il culmine del "Cercasi speranza" - ha concluso il Vescovo Mura - stiamo vivendo la speranza con Aziz a Maoz, ci rincuorano con il loro esempio, non possiamo rassegnarci di fronte a ciò che sta accadendo». Infine, ringraziando l'inviata di Avvenire Lucia Capuzzi, ha detto: «Una giornalista che scrive la verità con compostezza».