Sei gatti sono morti, altri attraversano giorni di agonia. Poi c’è la batteria di quelli fiacchi, che a stento riescono a cibarsi. I felini senza vita verranno analizzati dall’Istituto zooprofilattico di Sassari, che dovrà chiarire l’esatta causa della morte.

Si sospetta l’avvelenamento sebbene, secondo l’interpretazione di alcuni veterinari locali, all’origine della moria anomala che si registra all’interno dell’oasi felina Amicifelici potrebbe esserci un virus intestinale, infezione che può essere letale soprattutto per i cuccioli e altamente contagiosa. In effetti la maggior parte dei gatti deceduti ha un’età inferiore all’anno, perché evidentemente non hanno sufficienti anticorpi.

I sintomi del malessere sono chiari: «Non mangiano più, non bevono più, hanno dolori ovunque, sbavano e, prima di morire, sono in preda alle convulsioni», racconta Floriana Pistone, direttrice dell’oasi felina. Origini comasche, una vita in Sicilia, da un anno ha messo radici a Tortolì dove collabora con l’associazione di Luciana Carta.

«Chiediamo alle persone che hanno a cuore gli animali, in particolare i gatti, un aiuto manuale», afferma la volontaria. «Soprattutto supporto di qualsiasi tipo e comprensione. Vorremmo che venisse realizzato un gattile: la stanza ricavata all’interno del canile non basta a supportare l’emergenza, che è abbastanza elevata». Non solo il gattile, secondo Pistone sul territorio andrebbe potenziato il servizio di assistenza: «Ci sono tanti veterinari, che però forse non desiderano mettersi d’accordo per garantire una guardia medica notturna. Trovo assurdo che non si riesca a organizzarsi come nel resto d’Italia».

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